Il microcitoma (SCLC) – dai PDQ del NCI
Microcitoma (SCLC)
I PDQ del National Cancer Institute
Versione per medici, 2020
Revisore scientifico della traduzione del testo originale
Dr. Gianfranco Buccheri con la collaborazione di Giovanna Manca
AGGIORNAMENTO giugno 2020
Estratto
Questo riassunto PDQ di informazioni sul cancro per operatori sanitari fornisce informazioni complete, sottoposte a revisione, basate su evidenze provenienti dal trattamento del microcitoma (carcinoma polmonare a piccole cellule o SCLC -Small cell lung carcinoma ). È inteso come una risorsa per informare e assistere i medici che si prendono cura dei malati di cancro. Non fornisce linee guida o raccomandazioni formali in base alle quali prendere decisioni in materia di assistenza sanitaria.
Questo sommario viene rivisto periodicamente e aggiornato, se necessario, dal comitato editoriale dei PDQ per il trattamento degli adulti, ed è editorialmente indipendente dal National Cancer Institute (NCI). Il riassunto riflette una revisione indipendente dalla letteratura e non rappresenta una dichiarazione politica dell’NCI o del National Institutes of Health (NIH).)
Informazioni generali sul microcitoma (SCLC) – dai PDQ del NCI
• Il microcitoma è una malattia in cui cellule maligne (tumorali) si formano all’interno dei tessuti polmonari.
• Ci sono due tipi principali di microcitoma.
• Il fumo è il maggiore fattore di rischio per il microcitoma.
• I sintomi della malattia includono tosse, dispnea e dolore toracico.
• Per la diagnosi e stadiazione del microcitoma si ricorre a specifici esami e tecniche diagnostiche.
• Alcuni fattori influenzano la prognosi e le opzioni terapeutiche.
• Per la maggior parte dei pazienti, i trattamenti attuali non sono curativi.
Il carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC) rappresenta circa il 15% dei carcinomi broncogeni.
Al momento della diagnosi, circa il 30% dei pazienti con SCLC presenterà tumori confinati all’emitorace di origine, al mediastino o ai linfonodi sopraclaveari. Questi pazienti sono designati come affetti da malattia in stadio limitato (LD). Si dice che i pazienti con tumori che si sono diffusi oltre le aree sopraclaveari abbiano una malattia a stadio esteso (ED).
Il carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC) è più sensibile alla chemioterapia e alla radioterapia rispetto agli altri tipi di carcinoma polmonare; tuttavia, è difficile ottenere una vera e propria guarigione perché il carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC) ha la maggiore tendenza ad essere ampiamente diffuso, già al momento della diagnosi.
L’incidenza e il tasso di mortalità complessivi del carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC) negli Stati Uniti sono diminuiti negli ultimi decenni.
La stima di nuovi casi e decessi per carcinoma polmonare (SCLC e carcinoma polmonare non a piccole cellule [NSCLC] combinati) negli Stati Uniti per l’l 2020 é la seguente :
Nuovi casi: 228.820.
Morti: 135.720.
L’aumento dell’età è il fattore di rischio più importante per la maggior parte dei tumori. Altri fattori di rischio per il carcinoma polmonare comprendono:
→ Storia o uso attuale del tabacco: sigarette, pipe e sigari.
→ Esposizione alle sostanze cancerogene del fumo passivo.
→ Esposizione professionale ad amianto, arsenico, cromo, berillio, nichel e altri agenti.
→ Esposizione alle radiazioni da uno dei seguenti elementi:
-Radioterapia al seno o al torace.
-Esposizione al radon in casa o sul posto di lavoro.
-Test di imaging medico, come scansioni di tomografia computerizzata (CT).
-Radiazioni da esplosioni atomiche.
→ Vivere in una zona con inquinamento atmosferico.
→ Storia familiare di cancro ai polmoni.
→ Infezione da virus dell’immunodeficienza umana.
→ Integratori di beta carotene in forti fumatori.
Il carcinoma polmonare può presentare sintomi oppure può essere riscontrato casualmente in immagini toraciche. Sintomi e segni fisici possono derivare dalla posizione del tumore primario o dalla compressione di strutture toraciche adiacenti, da metastasi a distanza o da fenomeni paraneoplastici.
I sintomi più comuni alla diagnosi della malattia sono peggioramento del sintomo della tosse, mancanza di respiro e dispnea.
Altri sintomi includono quanto segue:
– Dolore al petto.
– Raucedine.
– Malessere.
– Anoressia.
– Perdita di peso.
– Emottisi.
I sintomi possono derivare dall’invasione locale o dalla compressione delle strutture toraciche adiacenti, come la compressione che coinvolge l’esofago e che causa disfagia, la compressione che coinvolge i nervi laringei che causa raucedine o la compressione che coinvolge la vena cava superiore che causa edema facciale e distensione delle vene superficiali della testa e collo.
Possono anche essere presenti sintomi di metastasi a distanza, fra cui problemi (difetti) neurologici o cambiamento di personalità, dovuti a metastasi cerebrali, o dolore scheletrico, dovuto a metastasi ossee.
Raramente, i pazienti con SCLC possono presentare sintomi e segni di una delle seguenti sindromi paraneoplastiche:
– Secrezione inappropriata di vasopressina (ormone antidiuretico ADH).
– Sindrome di Cushing con aumentata secrezione dell’ormone adrenocorticotropo (ACTH).
– Degenerazione cerebellare paraneoplastica.
– Sindrome miastenica di Lambert-Eaton.
L’esame obiettivo può identificare una linfoadenopatia sopraclaveare estesa (allargata), un versamento pleurico o un collasso lobare, una polmonite associata o segni di altre patologie indotte dal fumo come la broncopneumopatia cronica ostruttiva.
Le opzioni terapeutiche per i pazienti sono determinate dall’istologia, dallo stadio, dalla salute generale e dalle comorbilità del paziente. Le indagini sui pazienti con sospetto SCLC si concentrano sulla conferma della diagnosi e sulla determinazione dell’entità della malattia.
Le procedure utilizzate per determinare la presenza di cancro includono quanto segue:
– Storia.
– Esame fisico.
– Valutazioni di laboratorio di routine.
– Radiografia del torace.
– Scansione TC toracica con infusione di materiale a contrasto.
– Biopsia.
Prima che un paziente inizi il trattamento, un patologo esperto di cancro del polmone dovrebbe rivedere il materiale isto-patologico. Ciò è fondamentale perché il carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC), che risponde bene alla chemioterapia e generalmente non viene trattato chirurgicamente, può essere confuso, all’esame microscopico, con il cancro del polmone non a piccole cellule (NSCLC).
L’immunoistochimica e la microscopia elettronica sono tecniche preziose per la diagnosi e la sotto-classificazione, ma la maggior parte dei tumori polmonari può essere classificata in base ai soli criteri di microscopia ottica.
Indipendentemente dallo stadio, l’attuale prognosi per i pazienti con SCLC è insoddisfacente nonostante i miglioramenti nella diagnosi e nella terapia effettuati negli ultimi 25 anni. Senza trattamento il carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC) ha il decorso clinico più aggressivo di qualsiasi altro tipo di tumore polmonare, con sopravvivenza media dalla diagnosi di soli 2-4 mesi.
Circa il 10% della popolazione totale di pazienti con SCLC rimane libero da malattia durante i 2 anni dall’inizio della terapia, che è il periodo di tempo durante il quale si verificano la maggior parte delle recidive.
Anche questi pazienti, tuttavia, rischiano di morire per cancro al polmone (sia di tipo a piccole cellule che di tipo non piccole cellule).
La sopravvivenza globale a 5 anni va del 5% al 10%.
Un importante fattore prognostico per il carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC) è l’estensione della malattia. I pazienti con malattia limitata (LD) hanno una prognosi migliore rispetto ai pazienti con malattia estesa (ED).
Per i pazienti con LD (malattia limitata), sono stati riportati casi di sopravvivenza media di 16-24 mesi e si raggiunge oggi, con le attuali forme di trattamento, una sopravvivenza media 5 anni del 14%.
I pazienti con diagnosi di LD (malattia limitata) che fumano dovrebbero essere incoraggiati a smettere di fumare prima di sottoporsi a terapia perché continuare a fumore può compromettere le possibilità di sopravvivenza prolungata.
Con terapia combinata (e cioè, chemio- più radioterapia), nei pazienti con malattia limitata (LD), è stata dimostrato un miglioramento della sopravvivenza a lungo termine. [Livello di evidenza: 1iiA]
Sebbene venga riportata una aumentata sopravvivenza a lungo termine tra i pazienti che sono stati sottoposti alla sola chirurgia o a chirurgia/chemioterapia, la chemioterapia combinata con radioterapia toracica (TRT) è considerata oggi lo standard di cura.
L’aggiunta di TRT (radioterapia toracica) aumenta la sopravvivenza assoluta di circa il 5% rispetto alla sola chemioterapia.
Il tempismo ottimale della TRT rispetto alla chemioterapia è stato valutato in molteplici studi e meta-analisi con evidenze di un certo peso che suggeriscono un piccolo beneficio con TRT precoce. [Livello di evidenza: 1iiA]
Nei pazienti con malattia estesa (ED), con la terapia attualmente disponibile(chemioterapia da sola) è riportata una sopravvivenza media che va da da 6 a 12 mesi, e la sopravvivenza libera da malattia a lungo termine è rara.
La radioterapia cranica profilattica prevengono la recidiva a livello del sistema nervoso centrale e possono migliorare la sopravvivenza in pazienti con un buon ‘performance status’ (buon stato fisico generale), e che hanno avuto una risposta completa o una risposta parziale molto buona alla chemio-radioterapia, nella malattia limitata (LD), o alla chemioterapia, nella malattia estesa (ED). [Livello di evidenza: 1iiA ]
Per questi ultimi pazienti la radioterapia toracica può migliorare i risultati a lungo termine.
Tutti i pazienti con questo tipo di tumore, al momento della diagnosi, possono essere opportunamente presi in considerazione per l’inclusione in studi clinici. Le informazioni sugli studi clinici in corso sono disponibili sul sito web dell’NCI (NCI website).
Classificazione patologica del carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC)
Prima di iniziare il trattamento di un paziente con carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC), un patologo esperto in carcinoma polmonare deve riconsiderare il materiale patologico.
Classificazione patologica
L’attuale classificazione dei sottotipi di SCLC include i seguenti:
• Carcinoma a piccole cellule.
• Carcinoma a piccole cellule combinato (ovvero SCLC combinato con componenti neoplastiche squamose e / o ghiandolari).
Il carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC) derivante da cellule neuroendocrine costituisce un estremo dello spettro dei carcinomi neuroendocrini del polmone.
I tumori neuroendocrini includono i seguenti: • Carcinoide tipico a basso grado di malignità. • Carcinoide atipico di grado intermedio. • Tumori neuroendocrini ad alto grado di malignità, comprensivi del carcinoma neuroendocrino a grandi cellule (LCNEC) e del carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC).
A causa delle differenze nel comportamento clinico, nella terapia e nell’epidemiologia, questi ultimi tumori sono classificati separatamente nella nuova classificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
In quest’ultima classificazione, la variante di SCLC, chiamata carcinoma misto a piccole e grandi cellule, non è stata mantenuta. Invece, l’SCLC è ora descritto con una sola variante, il carcinoma polmonare a piccole cellule combinato, quando almeno il 10% della massa tumorale è costituito da una componente non a piccole cellule associata.
Il carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC) si presenta come una proliferazione di piccole cellule con le seguenti caratteristiche morfologiche:
• Citoplasma scarso.
• Bordi non definiti.
• Cromatina con aspetto finemente granulare detto ‘sale e pepe’.
• Nucleoli assenti o non evidenti.
• Frequente risalto nucleare.
• Un’elevata conta mitotica.
Il carcinoma a piccole cellule combinato include una mistura di piccole e grandi cellule o qualsiasi altro elemento cellulare non a piccole cellule.
Tutti i casi che mostrano almeno il 10% di carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC) vengono diagnosticati come SCLC combinato mentre la diagnosi di SCLC è limitata ai tumori con istologia pura di SCLC.
Il carcinoma a piccole cellule (SCLC) associato al carcinoma neuroendocrino a grandi cellule (LCNEC) viene diagnosticato come SCLC combinato con LCNEC.
Quasi tutti gli SCLC sono immunoreattivi per la cheratina, la trascrizione del fattore 1 tiroideo (TTF-1) e l’antigene epiteliale di membrana (EMA). La differenziazione neuroendocrina e neurale è determinata dall’espressione di:
• DOPA decarbossilasi,
• calcitonina,
• enolasi neurone-specifica (NSE),
• cromogranina A,
• CD56 (nota anche come istone nucleosomiale chinasi 1 o molecola di adesione cellulare neurale),
• peptide di rilascio della gastrina (GRP) e
• fattore di crescita insulino-simile (IGF o somatomedina).
Uno o più marker dei suddetti marker di differenziazione neuroendocrina possono essere trovati in circa il 75% di SCLC.
Sebbene modifiche maligne pre-invasive e in situ siano frequentemente riscontrate in pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule, questi risultati sono rari in pazienti con SCLC.
Informazioni generali stadio del microcitoma (SCLC)– dai PDQ del NCI
• Sistema TNM dell’American Joint Committee on Cancer (AJCC).
Tumore, nodulo e metastasi: T, N, M.
L’ottava edizione dell’AJCC Cancer Staging Manual raccomanda l’uso del TNM per classificare lo SCLC (Fare riferimento alla sezione AJCC Stage Groupings and TNM Definitions nel sommario PDQ sul carcinoma polmonare non a piccole cellule per ulteriori informazioni).
• Sistema VALG/IASLC (Veterans Administration Lung Study Group/Associazione internazionale per lo studio del carcinoma polmonare).
Sistema TNM
Stadiazione
Le procedure di stadiazione per lo SCLC sono importanti per distinguere i pazienti con malattia limitata al torace da quelli con metastasi a distanza. Al momento della diagnosi iniziale, circa i due terzi dei pazienti con SCLC hanno evidenza clinica di metastasi; la maggior parte dei restanti pazienti ha evidenza clinica di un ampio coinvolgimento nodale nelle regioni ilari, mediastiniche e talvolta sopraclaveari.
La determinazione dello stadio del cancro consente una valutazione della prognosi e una determinazione del trattamento, in particolare quando la radioterapia toracica o l’escissione chirurgica viene aggiunta alla chemioterapia per i pazienti con LD. Se la malattia estesa è confermata, un’ulteriore valutazione deve essere personalizzata in base ai segni e ai sintomi specifici del singolo paziente.
Le procedure di stadiazione standard includono: • Un esame fisico approfondito. • Emocromo di routine ed esami biochimici del siero. • Scansione con tomografia computerizzata (TC) del torace e dell’addome superiore. • Scansione ossea con radionuclidi. • Scansione con risonanza magnetica cerebrale o TC. • Aspirato midollare o biopsia in pazienti selezionati in cui il trattamento cambierebbe in base ai risultati.
Il ruolo della tomografia ad emissione di positroni (PET) è ancora allo studio. Lo SCLC è avido del tracciante PET, il di fluoro F 18-fluorodeossiglucosio (18F-FDG), sia nel sito primario che nei siti metastatici. La PET può essere utilizzata nella stadiazione di pazienti con SCLC che sono potenziali candidati alla radioterapia toracica in associazione alla chemioterapia, in quanto la PET può portare alla stadiazione dei pazienti e all’alterazione dei campi di radiazione risultanti dall’identificazione di ulteriori siti di metastasi nodali.
Evidenze scientifiche a favore di PET 18F-FDG:
1. In uno studio su 120 pazienti con SCLC in malattia localizzata o malattia avanzata SCLC, dieci pazienti sono stati spostati ad uno stadio superiore e tre pazienti sono passati ad uno inferiore. La PET era più sensibile e specifica delle scansioni TC per le metastasi a distanza non cerebrali. 2. In una piccola serie di 24 pazienti con malattia localizzata (LD) in stadiazione convenzionale, due casi sono stati messi stati riclassificati come ED. Metastasi linfonodali insospettate sono state documentate nel 25% dei pazienti, il che ha modificato il piano terapeutico di radiazioni in questi pazienti. In questo momento, sensibilità, specificità e valore predittivo positivo e negativo della scansione PET, nonché il vantaggio da essa apportato ad una corretta stadiazione rimangono ancora incerti.
Malattia a stadio esteso
Quando la malattia è in stadio avanzato – Extended disease – (ED), essa è diffusa oltre le aree sopraclaveari ed in altre aree del corpo non comprese nella definizione di LD. I pazienti con metastasi a distanza (M1) sono sempre considerati affetti da ED (malattia in stadio avanzato).
L’AJCC TNM definisce LD come qualsiasi T, ad eccezione di T3-4, a causa della possibile presenza di più noduli polmonari che non rientrano in un campo di radiazione tollerabile, qualsiasi N e M0. Ciò corrisponde agli stadi TNM da I a IIIB. La malattia estesa è lo stadio IV del TNM con metastasi a distanza (M1) comprese effusioni pleuriche maligne. (Per ulteriori informazioni, consultare le definizioni (link al sito) .
La IASLC ha condotto un’analisi della stadiazione clinica del TNM per SCLC utilizzando la sesta edizione del sistema di stadiazione del TNM AJCC per il carcinoma polmonare. I sopravvissuti per i pazienti con malattia in stadio clinico I e II sono significativamente diversi da quelli per i pazienti con malattia in stadio III con coinvolgimento di N2 o N3. I pazienti con versamento pleurico hanno una prognosi intermedia tra LD ed ED con metastasi ematogene che si trasmettono per diffusione attraverso il sangue e sono classificati come affetti da malattia M1 (o ED). L’applicazione del sistema TNM non cambia la gestione dei pazienti; tuttavia, sembra che, nel contesto degli studi clinici sulla LD, possono essere importanti un’accurata stadiazione e una stratificazione mediante il sistema TNM.
Le procedure di stadiazione per lo SCLC sono importanti per distinguere i pazienti con malattia limitata al torace da quelli con metastasi a distanza. Al momento della diagnosi iniziale, circa i due terzi dei pazienti con SCLC hanno evidenza clinica di metastasi; la maggior parte dei restanti pazienti ha evidenza clinica di un ampio coinvolgimento nodale nelle regioni ilari, mediastiniche e talvolta sopraclaveari.
La determinazione dello stadio del cancro consente una valutazione della prognosi e una determinazione del trattamento, in particolare quando la radioterapia toracica o l’escissione chirurgica viene aggiunta alla chemioterapia per i pazienti con LD. Se la malattia estesa è confermata, un’ulteriore valutazione deve essere personalizzata in base ai segni e ai sintomi specifici del singolo paziente.
Le procedure di stadiazione standard includono: • Un esame fisico approfondito. • Emocromo di routine ed esami biochimici del siero. • Scansione con tomografia computerizzata (TC) del torace e dell’addome superiore. • Scansione ossea con radionuclidi. • Scansione con risonanza magnetica cerebrale o TC. • Aspirato midollare o biopsia in pazienti selezionati in cui il trattamento cambierebbe in base ai risultati.
Il ruolo della tomografia ad emissione di positroni (PET) è ancora allo studio. Lo SCLC è avido del tracciante PET, il di fluoro F 18-fluorodeossiglucosio (18F-FDG), sia nel sito primario che nei siti metastatici. La PET può essere utilizzata nella stadiazione di pazienti con SCLC che sono potenziali candidati alla radioterapia toracica in associazione alla chemioterapia, in quanto la PET può portare alla stadiazione dei pazienti e all’alterazione dei campi di radiazione risultanti dall’identificazione di ulteriori siti di metastasi nodali.
Evidenze scientifiche a favore di PET 18F-FDG:
1. In uno studio su 120 pazienti con SCLC in malattia localizzata o malattia avanzata SCLC, dieci pazienti sono stati spostati ad uno stadio superiore e tre pazienti sono passati ad uno inferiore. La PET era più sensibile e specifica delle scansioni TC per le metastasi a distanza non cerebrali. 2. In una piccola serie di 24 pazienti con malattia localizzata (LD) in stadiazione convenzionale, due casi sono stati messi stati riclassificati come ED. Metastasi linfonodali insospettate sono state documentate nel 25% dei pazienti, il che ha modificato il piano terapeutico di radiazioni in questi pazienti. In questo momento, sensibilità, specificità e valore predittivo positivo e negativo della scansione PET, nonché il vantaggio da essa apportato ad una corretta stadiazione rimangono ancora incerti.
Opzioni di trattamento per il SCLC
Chemioterapia
La chemioterapia migliora la sopravvivenza dei pazienti con malattia in stadio limitato (LD) ed esteso (ED), ma è curativa solo in una minoranza di pazienti. Poiché i pazienti con SCLC tendono a sviluppare metastasi a distanza, localizzate forme di trattamento, come resezione chirurgica o radioterapia, raramente producono sopravvivenza a lungo termine. Con l’incorporazione degli attuali regimi chemioterapici nel programma di trattamento, tuttavia, la sopravvivenza è aumentata, con un miglioramento da quattro a cinque volte maggiore della sopravvivenza mediana rispetto ai pazienti che non hanno fruito di terapia.
La combinazione di platino ed etoposide è il regime chemioterapico standard più utilizzato. Nessun chiaro beneficio di sopravvivenza coerente è derivato da combinazioni chemioterapiche contenenti platino o meno, o da aumento dell’intensità della dose o della frequenza delle somministrazioni, da modalità diversificate di somministrazione (ad es. somministrazione alternata o sequenziale), dall’uso di altri agenti chemioterapici o dalla chemioterapia di mantenimento.
Radioterapia
Lo SCLC è altamente radio-sensibile e la radioterapia toracica migliora la sopravvivenza dei pazienti sia con malattia in stadio limitato sia in stadio esteso. L’irradiazione cranica profilattica previene la recidiva del sistema nervoso centrale e può migliorare la sopravvivenza a lungo termine dei pazienti con un buon livello di validità fisica (performance status) che hanno risposto alla chemio-radioterapia. Offre, inoltre, la palliazione dei sintomi della malattia metastatica sintomatica.
Il trattamento per i pazienti con LD, ED o SCLC in recidiva è riassunto nella Tabella 1.
Valutazione di stadio
Le procedure di stadiazione per SCLC sono importanti per distinguere i pazienti con malattia limitata al torace da quelli con metastasi a distanza. Al momento della diagnosi iniziale, circa i due terzi dei pazienti con SCLC hanno evidenza clinica di metastasi; la maggior parte dei restanti pazienti ha evidenza clinica di un ampio coinvolgimento nodale nelle regioni ilari, mediastiniche e talvolta sopraclaveari.
La determinazione dello stadio del tumore consente una valutazione della prognosi e una determinazione del trattamento, in particolare per quanto attiene la decisione di aggiungere alla chemioterapia la radioterapia toracica o l’escissione chirurgica del tumore per i pazienti con malattia in stadio limitato. Se la malattia estesa è confermata, un’ulteriore valutazione deve essere personalizzata in base ai segni e ai sintomi specifici del singolo paziente.
La maggior parte dei miglioramenti nella sopravvivenza dei pazienti con SCLC sono attribuibili a studi clinici che hanno tentato di migliorare la terapia già disponibile e più accettata. L’ingresso del paziente in tali studi è perciò altamente desiderabile.
Le informazioni sugli studi clinici in corso sono disponibili sul sito web dell’NCI.
Trattamento dello SCLC in stadio limitato
Le opzioni di trattamento standard per i pazienti con carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC) in stadio limitato includono:
Il trattamento con Etoposide e Cisplatino più radioterapia toracica è il trattamento più utilizzato per i pazienti con SCLC in malattia limitata (LD).
Evidenza scientifiche in merito al trattamento combinato (chemioterapia più radioterapia):
1. Sopravvivenza. I seguenti risultati sono stati riportati negli studi clinici:
a . Risultati completi di studi prospettici randomizzati suggeriscono che la terapia combinata produce un miglioramento modesto ma significativo della sopravvivenza (del 5% a 3 anni) rispetto alla sola chemioterapia.
b. Gli studi clinici hanno costantemente raggiunto una sopravvivenza mediana di 18-24 mesi e tassi di sopravvivenza a 2 anni dal 40% al 50%, con una mortalità correlata al trattamento inferiore al 3%.
c. Nessun chiaro beneficio di sopravvivenza si è ottenuto a seguito di:
• Intensità della dose aumentata.
• Densità della dose aumentata.
• Somministrazione di ulteriori farmaci o uso di altri regimi di combinazione a base di platino (non contenenti Etoposide).
• Modalità alterate di somministrazione di vari agenti chemioterapici.
• Chemioterapia di mantenimento.
2. Durata del trattamento. La durata ottimale della chemioterapia per i pazienti con SCLC in LD non è chiaramente definita, ma non esiste alcun miglioramento nella sopravvivenza dopo che la durata della somministrazione dei farmaci supera i 3/6 mesi. La preponderanza degli studi randomizzati disponibili indica che la chemioterapia di mantenimento non prolunga la sopravvivenza per i pazienti con SCLC in malattia limitata.
3. Dosaggi e tempistiche. La dose e i tempi ottimali della radioterapia (RT) rimangono controversi.
a. Sono stati pubblicati molteplici studi clinici e meta-analisi riguardanti la tempistica della RT, da dove appare una certa evidenza di un piccolo beneficio per la RT precoce (vale a dire, RT somministrata durante il primo o il secondo ciclo di somministrazione della chemioterapia).
b. La quantità di tempo intercorso dall’inizio alla fine della RT, nel SCLC in LD, può anche influenzare la sopravvivenza globale (OS). In un’analisi di quattro studi, il completamento della terapia in meno di 30 giorni è stato associato a un tasso di sopravvivenza a 5 anni migliorato in maniera statisticamente significativa.
c. Sono state utilizzate tempistiche di irradiazione toracica di una volta al giorno e due volte al giorno, nei regimi chemioterapici a base di etoposide e cisplatino.
• Uno studio randomizzato ha mostrato un modesto vantaggio di sopravvivenza a favore della radioterapia somministrata due volte al giorno per 3 settimane rispetto alla radioterapia una volta al giorno a 45 Gy somministrata per 5 settimane (26% contro il 16% a 5 anni; P = 0,04). L’esofagite è divenuta più frequente con il trattamento due volte al giorno.
• Lo studio CONVERT di fase III ha assegnato in modo casuale i pazienti a ricevere o 45 Gy di radioterapia in 30 frazioni due volte al giorno in 19 giorni o 66 Gy in 33 frazioni una volta al giorno in 45 giorni, a partire dal giorno 22 dall’inizio della chemioterapia con Cisplatino-Etoposide (somministrata ogni 3 settimane in entrambi i gruppi, per quattro o sei cicli). L’obiettivo primario dello studio era la sopravvivenza osservata (OS), definita come il tempo che va dalla randomizzazione fino alla morte per qualsiasi causa, analizzato sulla base dell’intenzione di trattare. Una OS superiore del 12% a 2 anni nel gruppo trattato con una sola seduta giornaliera rispetto al gruppo con due sedute al giorno è stato considerato il valore clinicamente significativo per dimostrare la superiorità del regime di RT una volta al giorno.
-Dopo un follow-up mediano di 45 mesi (intervallo interquartile [IQR], 35–58), l’OS mediana era di 30 mesi (IC al 95%, 24–34) nel gruppo trattato due volte al giorno con RT, contro 25 mesi (21–31) nel gruppo trattato una volta al giorno (P = .14).
-L’OS a due anni è stata del 56% (IC 95%, 50-62) nel gruppo due volte al giorno e 51% (45-57) nel gruppo una volta al giorno (differenza statisticamente non significativa.
-La maggior parte delle tossicità erano simili tra i gruppi, tranne che c’era una statisticamente significativa più frequente neutropenia di grado 4 con la radioterapia due volte al giorno (129 [49%] vs. 101 [38%]; P = .05). Contrariamente al precedente studio, non vi era alcuna differenza tra i gruppi in termini di tassi di esofagite o polmonite di grado 3-4.
• La radioterapia due volte al giorno non è stata ampiamente adottata. Le frazioni una volta al giorno a dosi superiori a 60 Gy sono possibili e comunemente utilizzate; i loro benefici clinici devono ancora essere definiti negli studi di fase III.
I pazienti con controindicazione alla radioterapia potrebbero essere trattati con la sola chemioterapia. I pazienti che presentano una sindrome della vena cava superiore vengono trattati immediatamente con chemioterapia di combinazione, radioterapia o entrambi, a seconda della gravità della situazione (per ulteriori informazioni, consultare il riassunto PDQ sulle sindromi cardio-polmonari).
Il ruolo della chirurgia nella gestione dei pazienti con SCLC non è chiaro. Piccole casistiche e studi descrittivi su popolazioni con SCLC operato hanno riportato, in generale, degli esiti favorevoli della resezione chirurgica, seguita da chemioterapia adiuvante. Soprattutto, per la minoranza di pazienti con malattia molto limitata, con piccoli tumori patologicamente confinati al polmone di origine o al polmone e linfonodi ilari ipsilaterali.
I pazienti che subiscono un intervento chirurgico esplorativo e successivamente sono diagnosticati come affetti da SCLC, generalmente ricevono chemioterapia adiuvante con o senza radioterapia. Nei pazienti che ricevono il trattamento standard chemioterapia con radioterapia, non vi è alcun miglioramento nella sopravvivenza con l’aggiunta di un intervento chirurgico. Data l’assenza di dati provenienti da studi randomizzati, deve essere considerato il ruolo della chirurgia nella gestione dei singoli pazienti con SCLC, sia in termini di potenziale beneficio che di rischio derivante dalla procedura chirurgica.
Evidenza (ruolo dell’intervento chirurgico):
▪ Uno studio randomizzato che ha valutato il ruolo dell’intervento chirurgico in aggiunta alla chemio-radioterapia ha arruolato 328 pazienti con SCLC LD e non ha riscontrato alcun beneficio di OS con l’aggiunta della resezione polmonare.
I pazienti che hanno raggiunto una remissione completa possono essere considerati per la somministrazione della PCI. I pazienti il cui tumore può essere controllato al di fuori del cervello hanno ancora un rischio del 60% di sviluppare metastasi del sistema nervoso centrale, entro 2-3 anni dall’inizio del trattamento. La maggior parte di questi pazienti recidiva solo nel cervello e quasi tutti coloro che metastatizzano nel sistema nervoso centrale muoiono per le metastasi craniche. Il rischio di sviluppare metastasi al SNC può essere ridotto di oltre il 50% con la somministrazione della PCI.
Evidenza (ruolo di PCI):
Evidenze scientifiche sul ruolo della PCI:
1. Una meta-analisi di sette studi randomizzati, che aveva valutato il valore della PCI in pazienti in remissione completa, ha riportato un miglioramento del rischio di recidiva cerebrale, della sopravvivenza libera da malattia e dell’OS con l’aggiunta del PCI. L’OS a 3 anni è stato migliorato dal 15% al 21% con PCI.
2. Uno studio randomizzato RTOG-0212 (NCT00005062) su 720 pazienti con SCLC LD in remissione completa dopo chemio-radioterapia ha dimostrato che PCI a dose standard (25 Gy in 10 frazioni) era tanto efficace quanto meno tossico rispetto a dosi più elevate di radiazioni cerebrali.
3. Studi randomizzati come il NCT00005062 hanno dimostrato che dosi superiori a 25 Gy in 10 frazioni giornaliere non migliorano la sopravvivenza a lungo termine
Sequele neurologiche
Studi retrospettivi hanno dimostrato che i sopravvissuti a lungo termine di SCLC (> 2 anni dall’inizio del trattamento) hanno un’alta incidenza di compromissione del sistema nervoso centrale. Studi prospettici hanno dimostrato che i pazienti trattati con PCI non hanno funzione neuro-psicologica significativamente peggiore rispetto ai pazienti non trattati. La maggior parte dei pazienti con SCLC presenta anomalie neuro-psicologiche prima dell’inizio del PCI e non ha alcun declino rilevabile nello stato neurologico per almeno 2 anni dopo l’inizio del PCI. I pazienti trattati per SCLC continuano ad avere una funzione neuro-psicologica in declino dopo 2 anni dall’inizio del trattamento. Saranno necessari ulteriori test neuro-psicologici su pazienti oltre i 2 anni dall’inizio del trattamento prima di concludere che la PCI non contribuisce al declino in funzione intellettuale
Opzioni di trattamento in corso di valutazione clinica
Le opzioni terapeutiche in corso di valutazione clinica per i pazienti con SCLC in LD comprendono:
• Nuovi regimi farmacologici.
• Resezione chirurgica del tumore primario.
• Nuovi programmi e tecniche di radioterapia (ad es. tempistica, pianificazione del trattamento tridimensionale e frazionamento della dose).
Opzioni di trattamento per i pazienti più anziani
L’approccio terapeutico ottimale nei pazienti più anziani rimane poco chiaro. Un’analisi della popolazione ha mostrato che l’aumento dell’età è associato a una riduzione dello stato di validità fisica (PS) e ad una maggiore co-morbilità. I pazienti più anziani hanno meno probabilità di essere trattati con terapia di chemio-radioterapia combinata, chemioterapia più intensiva, e PCI. I pazienti più anziani hanno anche meno probabilità di rispondere alla terapia e sopravvivenze più ridotte.
Rimane incerto se ciò fosse dovuto all’età e alle co-morbilità associate o a un trattamento non ottimale.
Non sono stati riportati studi specifici di fase III su pazienti anziani con SCLC in LD; tuttavia, sono state pubblicate tre sotto-analisi di due studi cooperativi per valutare la risposta al trattamento dei pazienti di età pari o superiore a 70 anni. La sopravvivenza per i pazienti più anziani era identica a quella dei loro omologhi più giovani in entrambi gli studi. I pazienti più anziani hanno manifestato effetti più tossici, in particolare ematologici, rispetto ai pazienti più giovani. C’è stato un aumento significativo della mortalità correlata al trattamento nello studio EST-3588 (1% per i pazienti di età <70 anni contro il 10% per i pazienti di età ≥ 70 anni; P = 0,01). Poiché i pazienti più anziani arruolati in questi studi di fase III potrebbero non essere rappresentativi dei pazienti con SCLC in LD nella popolazione generale, è necessario essere cauti nell’estrapolare questi risultati alla popolazione generale dei pazienti più anziani.
Studi clinici in corso
Utilizza la ricerca avanzata per gli studi clinici per trovare studi clinici che stanno arruolando pazienti oppure chiedi che ALCASE cerchi la sperimentazione adatta a te. La ricerca può essere eseguita relativamente al luogo della sperimentazione, al tipo di trattamento, al nome del farmaco e ad altri criteri. Sono inoltre disponibili informazioni generali sugli studi clinici.
Trattamento SCLC stadio esteso
Opzioni di trattamento standard per pazienti con SCLC in stadio esteso
Le opzioni di trattamento standard per i pazienti con carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC) in stadio esteso comprendono:
1. Modulazione del checkpoint immunitario e chemioterapia di combinazione.
2. Chemioterapia combinata.
3. Radioterapia.
4. Radioterapia toracica per pazienti che rispondono alla chemioterapia.
5. Irradiazione cranica profilattica (PCI).
Gli studi hanno valutato il ruolo degli inibitori del checkpoint immunitario (inibitori della proteina per la morte programmata della cellula [PD-1] o del ligando della proteina per la morte programmata [PD-L1]) nel trattamento in prima linea di pazienti con SCLC in stadio esteso. Due inibitori della PD-L1, atezolizumab e durvalumab, hanno dimostrato un prolungamento della sopravvivenza globale (OS), quando combinati alla chemioterapia con platino ed etoposide, rispetto allo stesso regime di chemioterapia di combinazione da sola. (Fare riferimento alla sezione sulla chemioterapia combinata di questo sommario per ulteriori informazioni.)
1. Atezolizumab. IMpower133 (NCT02763579), uno studio di fase III in doppio cieco, controllato con placebo, randomizzato, ha confrontato quattro cicli di carboplatino ed etoposide con Atezolizumab (n = 201) o placebo (n = 202), seguito da mantenimento con atezolizumab o placebo (secondo la randomizzazione originale) fino ad effetti tossici inaccettabili, progressione della malattia o nessun beneficio aggiuntivo.
▪ All’analisi provvisoria pianificata per OS, con un follow-up mediano di 13,9 mesi, l’OS mediana era di 12,3 mesi nel gruppo Atezolizumab e 10,3 mesi nel gruppo placebo (hazard ratio [HR] per morte, 0,70; intervallo di confidenza al 95% [CI], 0,54-0,91; P = 0,007).
▪ La sopravvivenza mediana libera da progressione (PFS) è stata di 5,2 mesi per il gruppo atezolizumab e 4,3 mesi per il gruppo placebo (HR per progressione o morte, 0,77; IC al 95%, 0,62-0,96; P = 0,02).
▪ Il tasso di eventi tossici era simile per entrambi i bracci, in linea con gli eventi avversi noti dei singoli agenti terapeutici. Eventi avversi di grado 3 o 4 si sono verificati nel 56,6% dei pazienti nel gruppo atezolizumab e nel 56,1% dei pazienti nel gruppo placebo.
2 Durvalumab. CASPIAN (NCT03043872) era uno studio di fase III randomizzato che ha assegnato pazienti al Durvalumab più platino-etoposide (n = 268), Durvalumab più Tremelimumab (un inibitore CTLA4) più platino-etoposide (n = 268) o platino -etoposide da solo (n = 269). Nei bracci di immunoterapia, i pazienti hanno ricevuto quattro cicli di platino-etoposide più Durvalumab con o senza Tremelimumab, seguiti da mantenimento di Durvalumab fino a intolleranza o progressione della malattia o fino a quando non sono stati soddisfatti altri criteri di sospensione. Nel braccio della sola chemioterapia, potevano essere somministrati fino a sei cicli, oltre all’irradiazione cranica profilattica, a discrezione dello sperimentatore. Al momento dell’analisi provvisoria pianificata del sistema operativo, il gruppo durvalumab più platino-etoposide ha raggiunto la soglia predefinita per il significato statistico.
• L’OS mediana era di 13,0 mesi nel gruppo durvalumab più platino-etoposide rispetto a 10,3 mesi nel gruppo platino-etoposide (HR per OS, 0,73; IC al 95%, 0,59-0,91; P = 0,0047).
• Il tasso di eventi tossici era simile in entrambi i bracci, in linea con gli eventi avversi noti dei singoli agenti. Eventi di grado 3 o 4 si sono verificati nel 62% dei pazienti in entrambi i bracci dello studio.
La chemioterapia per i pazienti con SCLC in stadio esteso (ED) viene comunemente somministrata come combinazione a due farmaci di platino ed etoposide in dosi associate ad effetti tossici almeno moderati (come nello SCLC in stadio limitato). Il cisplatino è associato a significativi effetti tossici e richiede un’idratazione con liquidi infusi per via parenterale, che può essere problematica nei pazienti con malattie cardiovascolari. Il carboplatino è anch’esso attivo nel SCLC, viene dosato in base alla funzione renale ed è associato a minori effetti tossici non ematologici.
Altri regimi sembrano produrre risultati di sopravvivenza simili ma sono stati studiati in modo meno approfondito o sono in uso meno comune.
Le dosi e i tempi utilizzati nei programmi attuali producono tassi di risposta complessivi dal 50% all’80% e tassi di risposta completi dallo 0% al 30% nei pazienti con ED.
Le metastasi intracraniche da carcinoma a piccole cellule possono rispondere alla chemioterapia altrettanto facilmente delle metastasi in altri organi.
Evidenze (regimi standard):
1. Sono state pubblicate due meta-analisi che valutano il ruolo delle combinazioni di platino rispetto alle combinazioni di non platino.
▪ Un’analisi di Cochrane non ha identificato una differenza nella sopravvivenza a 6-, 12 o 24 mesi.
▪ Una meta-analisi di 19 studi pubblicati tra il 1981 e il 1999 ha mostrato un significativo vantaggio in termini di sopravvivenza per i pazienti sottoposti a chemioterapia a base di platino rispetto a quelli che non hanno ricevuto un agente al platino.
2. Il gruppo di oncologi greci (HOG) ha condotto uno studio di fase III confrontando cisplatino ed etoposide con carboplatino più etoposide. La sopravvivenza mediana è stata di 11,8 mesi nel braccio con cisplatino e 12,5 mesi nei pazienti trattati con carboplatino. Sebbene questa differenza non fosse statisticamente significativa, va considerato che lo studio era sottodimensionato per dimostrare l’equivalenza dei due regimi di trattamento in pazienti con LD o ED.
Evidenze scientifiche (altri regimi chemioterapici combinati):
1. Irinotecan. Cinque studi e due meta-analisi hanno valutato la combinazione di etoposide e cisplatino rispetto a irinotecan e cisplatino. Solo uno degli studi ha mostrato la superiorità della combinazione irinotecan e cisplatino. Gli studi successivi e le meta-analisi confermano che i regimi forniscono benefici clinici equivalenti con diversi profili di tossicità. I regimi di irinotecan e cisplatino hanno portato a episodi meno frequenti di anemia, neutropenia e trombocitopenia di grado 3-4, ma più vomito e diarrea di grado 3-4 rispetto ai regimi di etoposide e cisplatino. I decessi correlati al trattamento erano comparabili tra i due gruppi.
2. Topotecan. In uno studio randomizzato su 784 pazienti, la combinazione di topotecan orale somministrato con cisplatino per 5 giorni non è risultata superiore a etoposide e cisplatino. Il tasso di sopravvivenza a 1 anno era del 31% (IC 95%, 27% –36%) ed era considerato non inferiore, poiché la differenza di -0,03 soddisfaceva i criteri predefiniti di non più del 10% di differenza assoluta nella sopravvivenza ad 1 anno
3. Paclitaxel. Nessun beneficio di sopravvivenza coerente è derivato dall’aggiunta di paclitaxel a etoposide e cisplatino. [
Evidenza scientifica (durata del trattamento):
1. La durata ottimale della chemioterapia non è chiaramente definita, ma non si verifica alcun evidente miglioramento della sopravvivenza quando la durata della somministrazione del farmaco supera i 6 mesi.
2. Non sono disponibili chiare evidenze, provenienti da studi randomizzati, che dimostrino che la chemioterapia di mantenimento migliori la durata della sopravvivenza. Tuttavia, una meta-analisi di 14 studi pubblicati e randomizzati ha valutato positivamente il beneficio della terapia di mantenimento riportando una OS aumentata ad 1 anno del 9% e del 4% a 2 anni.
Evidenza scientifica (intensificazione della dose):
1. Il ruolo dell’aumento della dose nei pazienti con SCLC rimane poco chiaro. I primi studi hanno dimostrato che il trattamento sotto dosato ne comprometteva l’esito e suggerito che l’intensificazione precoce della dose potesse migliorare la sopravvivenza. Alcuni studi clinici hanno esaminato l’uso di fattori stimolanti di crescita per supportare la chemioterapia intensificata nel SCLC. Questi studi hanno prodotto risultati contrastanti.
• Quattro studi hanno dimostrato che un modesto aumento dell’intensità della dose (25% -34%) era associato a un significativo miglioramento della sopravvivenza, senza compromettere la qualità della vita (QOL).
• Due dei tre studi che avevano esaminato diverse combinazioni di intervallo, dose per ciclo e numero di cicli non hanno mostrato alcun vantaggio.
• La sperimentazione dell’Organizzazione Europea per la Ricerca e il Trattamento del Cancro (EORTC-08923) ha riportato un confronto randomizzato di ciclofosfamide a dose standard, doxorubicina ed etoposide somministrati ogni 3 settimane per cinque cicli rispetto a un trattamento intensivo somministrato al 125% della dose ogni 2 settimane per quattro cicli con supporto del fattore stimolante le colonie di granulociti (G-CSF). L’intensità della dose mediana erogata era superiore del 70% nel braccio sperimentale; la dose cumulativa mediana era simile in entrambi i bracci. Non c’era differenza tra i gruppi di trattamento nella sopravvivenza mediana o di 2 anni.
▪ Uno studio randomizzato di fase III ha confrontato ifosfamide, cisplatino ed etoposide (ICE), che è stato somministrato ogni 4 settimane, con ICE due volte alla settimana con G-CSF e supporto di sangue autologo. Nonostante abbia raggiunto un’intensità di dose relativa di 1,84 nel braccio con accelerazione della dose, non vi era alcuna differenza nel tasso di risposta (88% vs. 80%, rispettivamente), sopravvivenza mediana (14,4 vs. 13,9 mesi, rispettivamente) o sopravvivenza a 2 anni (19% vs. 22%, rispettivamente) per il trattamento a dosaggio elevato rispetto al trattamento standard. I pazienti che hanno ricevuto un trattamento a dosi forti hanno trascorso meno tempo nel trattamento e hanno avuto minori episodi di infezione.
▪ Uno studio randomizzato di fase II di identico obiettivo ha riportato una sopravvivenza mediana significativamente migliore per il braccio con dosaggio forte (rispettivamente 29,8 contro 17,4 mesi; P = 0,02) e sopravvivenza a 2 anni (62% vs. 36%, rispettivamente ; P = .05). Tuttavia, date le dimensioni ridotte dello studio (solo 70 pazienti), questi risultati devono essere utilizzati con cautela.
Fattori che influenzano il trattamento con chemioterapia
1. Stato di validità (Performance Status).
Più pazienti con ED SCLC presentano uno situazione clinica notevolmente compromessa al momento della diagnosi rispetto ai pazienti con LD. Tali pazienti hanno una prognosi sfavorevole e tollerano scarsamente la chemioterapia aggressiva o la terapia a modalità combinata. Per questi pazienti sono stati sviluppati regimi bisettimanali per via endovenosa, orale e a basso dosaggio per singolo agente.
Studi prospettici e randomizzati hanno dimostrato che i pazienti con una prognosi sfavorevole che sono trattati con regimi convenzionali vivono più a lungo di quelli trattati con un singolo agente, regimi a basso dosaggio o cicli abbreviati di terapia. Uno studio che confronta la chemioterapia ogni 3 settimane con il trattamento somministrato come richiesto per il controllo dei sintomi ha mostrato un miglioramento della qualità della vita in quei pazienti che ricevono un trattamento regolare.
Altri studi hanno testato i regimi intensivi di uno o due farmaci. Uno studio condotto dal Medical Research Council ha dimostrato un’efficacia simile per un regime di etoposide-plus-vincristina e un regime a quattro farmaci. Quest’ultimo regime era associato a un maggior rischio di effetti tossici e morte precoce, ma era superiore rispetto alla palliazione dei sintomi e al disagio psicologico. Studi che hanno confrontato un trattamento orale conveniente con etoposide orale come mono-farmaco rispetto alla terapia di combinazione ha mostrato che il tasso di risposta globale e l’OS erano significativamente peggiori nel braccio etoposide orale.
2) Età
Analisi di sottogruppi di studi di fase II e fase III su pazienti con SCLC per età hanno mostrato che gli effetti tossici cardiaci indotti dalla doxorubicina e la mielosoppressione erano più gravi nei pazienti più anziani rispetto ai pazienti più giovani e che l’incidenza della morte correlata al trattamento tendeva ad essere più elevata nei pazienti più anziani. Circa l’80% dei pazienti più anziani, tuttavia, ha ricevuto un trattamento ottimale e la loro sopravvivenza era paragonabile a quella dei pazienti più giovani. I regimi chemioterapici standard per la popolazione generale potrebbero essere applicati a pazienti più anziani in buone condizioni generali (vale a dire, stato di validità di 0–1, normale funzione d’organo e nessuna comorbidità). Non ci sono prove di una differenza nel tasso di risposta, sopravvivenza libera da malattia (DFS) o OS nei pazienti più anziani rispetto ai pazienti più giovani.
La radioterapia in siti di malattia metastatica che non siano immediatamente mitigati dalla chemioterapia, in particolare per metastasi cerebrali, epidurali od ossee, è un’opzione di trattamento standard per i pazienti con SCLC ED. Le metastasi cerebrali sono trattate con radioterapia a tutto il cervello.
La radioterapia toracica viene talvolta somministrata per la sindrome della vena cava superiore, ma la sola chemioterapia, con radiazioni riservate ai pazienti che non rispondono, è un trattamento iniziale appropriato
I pazienti con ED trattati con chemioterapia che hanno ottenuto una risposta possono essere considerati per la radioterapia toracica.
Evidenza scientifica (radioterapia toracica):
1. Uno studio randomizzato su 498 pazienti, che hanno risposto dopo aver ricevuto da quattro a sei cicli di chemioterapia, ha confrontato la radioterapia toracica con 30 Gy in 10 frazioni contro nessuna radioterapia. Tutti i pazienti hanno ricevuto PCI
› L’OS era l’obiettivo primario dello studio e non fu statisticamente diverso tra i due gruppi a 1 anno (33% per il gruppo di radioterapia toracica rispetto al 28% per il gruppo di controllo, P = 0,066).
› Tuttavia, in un’analisi secondaria, l’OS a 2 anni era del 13% nel gruppo irradiato al torace (IC 95%, 9-19) rispetto al 3% del gruppo di controllo (IC 95%, 2-8; P = 0,004) . L’OS durante l’intero corso del follow-up non è stato segnalato.
› La radioterapia toracica ha prodotto una PFS a 6 mesi del 24% nel gruppo con radiazioni toraciche (IC 95%, 19-30) rispetto al 7% nel gruppo di controllo (IC 95%, 4-11; P = .001).
› Le recidive intra-toraciche, isolate (19,8% vs. 46,0%) o in combinazione con recidive in altri siti (43,7% vs. 79,8%), sono state ridotte di circa il 50%.
› La radioterapia toracica è stata ben tollerata
I pazienti con ED trattati con chemioterapia che hanno ottenuto una risposta possono essere considerati per la somministrazione di PCI.
Evidenza scientifica (PCI):
1. Uno studio randomizzato su 286 pazienti che hanno risposto dopo 4-6 cicli di chemioterapia ha confrontato PCI senza ulteriori terapie.
▪ Il rischio cumulativo di metastasi cerebrali entro 1 anno è stato del 14,6% nel gruppo irradiato (IC 95%, 8,3-20,9) e del 40,4% nel gruppo di controllo (IC 95%, 32,1-48,6).
• Le radiazioni sono state associate ad un aumento mediano della sopravvivenza libera da malattia da 12,0 settimane a 14,7 settimane e dell’OS mediano da 5,4 mesi a 6,7 mesi dopo la randomizzazione.
• Il tasso di sopravvivenza a 1 anno era del 27,1% (IC al 95%, 19,4–35,5) nel gruppo di radiazioni e del 13,3% (IC al 95%, 8,1–19,9) nel gruppo di controllo.
• Le radiazioni hanno avuto effetti collaterali ma non hanno avuto un effetto clinicamente significativo sullo stato di salute globale.
• Solo il 29% dei pazienti assegnati in modo casuale presentava un imaging cerebrale alla diagnosi.
Combinazione di chemioterapia e radioterapia
La chemioterapia associata alla radioterapia toracica non sembrano migliorare la sopravvivenza rispetto alla sola chemioterapia nei pazienti con SCLC ED.
Opzioni di trattamento in valutazione clinica
Le opzioni terapeutiche in valutazione clinica per i pazienti con SCLC ED comprendono:
• Nuovi regimi farmacologici.
• Dosi e programmi di farmaci alternativi.
Studi clinici in corso
Utilizza la ricerca avanzata per gli studi clinici per trovare studi clinici che stanno arruolando pazienti oppure chiedi che ALCASE cerchi la sperimentazione adatta a te. La ricerca può essere eseguita relativamente al luogo della sperimentazione, al tipo di trattamento, al nome del farmaco e ad altri criteri. Sono inoltre disponibili informazioni generali sugli studi clinici.