Diagnosi patologica su esame citologico: attendibilità, praticabilità e tempistiche
15 Aprile 2020
CONTESTO:
L’attività diagnostica dell’anatomo patologo in campo oncologico definisce la natura della lesione, identifica fattori prognostici e predittivi di risposta terapeutica, utilizzando tecniche di immuno-fenotipizzazione e molecolari e fornisce elementi fondamentali e indispensabili per una scelta terapeutica mirata. Negli ultimi anni l’anatomia patologica si è evoluta in “patologia molecolare” con il compito di fornire i dati su alterazioni geniche o su biomarcatori presenti nei tessuti patologici, che possono essere indispensabili per l’accurata impostazione di terapie mirate a bersaglio molecolare.
Per fornire una diagnosi accurata e completa il tessuto in esame deve essere conservato in modo ottimale.
Tuttavia, dal momento in cui il campione è escisso dal paziente sino al momento in cui è adeguatamente valutato dal patologo, sia l’istologia del tessuto che le caratteristiche morfologiche e biologiche delle cellule che lo compongono possono incorrere in processi di degradazione e alterazione, che se non adeguatamente controllati possono limitare o impedire la diagnosi.
Per questo motivo sono state stese da un Gruppo di Lavoro del Consiglio Superiore di Sanità delle Linee Guida che riguardano Tracciabilità, Raccolta, Trasporto, Conservazione e Archiviazione di cellule e tessuti per indagini diagnostiche di Anatomia Patologica.
Buongiorno, prof.ssa.
Mio padre, 70 anni, diabetico, pacemaker e 3 bypass risalenti a 21 anni fa, si ammala, quattro anni fa, di melanoma non metastatico, risolto con la sola asportazione, seguita da follow up periodici…
Ultimamente ha accusato un dolore a sinistra del petto.
Alla tac total body di dicembre trovano al polmone, non presente in quella di 2 mesi prima, una massa di 4.2 cm con altri nodulini microscopici, quindi una neoplasia cresciuta molto velocemente.
Procedono con ago aspirato …e il referto è CD56+, PANCK -, CK7-, CAM5. 2-, P40-, TTF1-, CD20-, CROMOGRANINA-, SINAPTOFISINA-, ATTIVITA’ PROLIFERATIVA KI67; 30% reperti limitati a materiale scarso, che orientano in prima istanza per carcinoma neuroendocrino scarsamente differenziato, quindi non operabile.
La crescita veloce e l’attività proliferativa molto alta ci davano poche speranze…
Il papà è stato sottoposto a due cicli di chemio. Adesso è in ospedale, in attesa della terza chemio, ma è stato verificato quanto segue:
– la massa tumorale è ridotta ma di poco
– non ci sono metastasi….
Poiché il referto dell’ago aspirato non era proprio sicuro, ora i medici pensano potrebbe non essere un microcitoma, visto che non ha reagito alla chemio di prima istanza e che, non essendoci metastasi, la neoplasia potrebbe essere di un altro tipo e hanno programmato l’operazione.
Nel frattempo però la chemio ha acutizzato i problemi al cuore, quindi faranno prima una coronarografia per verificare l’esistenza di problemi cardiaci.
La domanda è: è possibile che si siano sbagliati e che, invece di un microcitoma, sia un tumore diverso, che però potevano operare subito?
Io all’inizio insistevo molto su questa ipotesi, ma loro erano convintissimi che fosse un cancro del polmone a piccole cellule.
Un ringraziamento innanzi tutto per il vostro impegno ed il vostro sostegno in questi momenti per noi non troppo felici…
Cordialmente
Simone
Gentilissimo Simone,
la valutazione anatomo-patologica su campioni citologici (come in questo caso poiché mi scrive di agoaspirato) può essere particolarmente difficile per la precisa definizione morfologica di una neoplasia, specie quando il materiale è scarso. Infatti, il collega patologo fa una diagnosi orientativa, e non definitiva, di carcinoma neuroendocrino. In questi casi, nell’ottica di un approccio multidisciplinare, tenendo conto anche dei dati clinico-radiologici, si decide se la diagnosi complessiva può essere congrua o se fosse il caso di ripetere il prelievo bioptico in caso di discrepanze. Nel caso in esame si è optato per la prima opzione.
Dal mio punto di vista, solo basandomi su quanto riportato mi è impossibile valutare la diagnosi anatomopatologica. Ciò richiederebbe la visione diretta dei vetrini.
Rimango a sua disposizione per ulteriori chiarimenti.
Cordiali saluti
Fiorella Calabrese, MD
Full Professor of Pathology
University of Padova Medical School
Dept. of Cardiac, Thoracic, Vascular Sciences and Public Health
Pathological Anatomy Section
via A.Gabelli 61, 35121 Padova (Italy)
Prima di inserire un commento accertarsi della coerenza con l’articolo e il sito web.
Grazie mille dott.ssa per la risposta è stata gentilissima.
Buongiorno, Prof.ssa.
Avrei un quesito da porLe.
A mio padre di 63 anni, non fumatore da 20 anni, tramite una semplice TAC post covid è stato rilevato un nodulo polmonare LSD di 9 mm, seguito da PET TAC che ha rilevato intensa attività della nota formazione nodulare al polmone(SUV max 8.57) e iperattività di due linfonodi in sede paratracheale con rispettive (SUV max 6.25) e (SUV max 4.55) seguito da esame citologico su linfonodi R4 perché su quello del polmone tramite broncoscopica non si è potuto arrivare, causa posizione scomoda.
I risultati dell’esame di sotto elencati sono arrivati questa mattina e così recitano.
Campione rappresentativo di due microframmenti bronchiali comprensivi di cartilagine e di rare cellule epiteliomorfe atipiche, che allo studio immunocitochimico eseguito per TTF 1 sono risultate parzialmente positive.
Il reperto, pur sospetto per neoplasia, è molto esiguo e pertanto, ponendosi dubbio di rappresentatività, non è conclusivo.
Mi è stato che questo parzialmente positivo è un buon segno, in quanto possano essere solo reattivi, in quanto possibile infezione o infiammazione e non neoplastici, per questo vorrei cortesemente un vostro consiglio o parere in merito.
Grazie e buona giornata
Lino
Gent.mo Lino,
il marcatore TTF1 non viene utilizzato per distinguere un processo maligno da uno benigno e non esiste una gradazione di marcatura che stratifica in base all’intensità un processo più o meno maligno.
Tale marcatore è utile di solito per distinguere qualora si è certi della malignità del processo tumorale l’origine polmonare o una forma metastatica. Il patologo che ha refertato il preparato citologico ha infatti riportato una positività in alcune cellule che potrebbero essere neoplastiche così come anche iperplastiche/ reattive.
Di solito in citologia non è semplice riuscire a dare una diagnosi di malignità certa, specie se le cellule sono esigue e non sono molto atipiche , come sembra nel suo caso.
Spero di esserle stata di aiuto nella interpretazione del referto.
Cordiali saluti
Fiorella Calabrese, MD
Full Professor of Pathology
University of Padova Medical School
Buongiorno.
A mio marito è stato fatto un esame citologico dell’espettorato al lavoro.
Il referto dice…
Esame citologico eseguito su citoincluso.
Campione mucoide con abbondante quota istiocitaria di tipo desquamativo infiammatorio cronico.
Non evidenza di atipie nel campione in esame.
Utile la correlazione medica.
La Dottoressa di base gli ha prescritto un Rx torace…..può bastare?
Ma vorrei capire cosa possa essere??
Grazie
Tiziana
Gent. Tiziana,
è un referto diagnostico aspecifico, la conclusione con suggerimento alle correlazioni cliniche viene di solito scritta quando vi è una discrepanza (o non piena concordanza) tra il dato clinico e quello anatomopatologico.
L’esame RX o TAC potrebbe essere utile.
Cordiali saluti
Fiorella Calabrese, MD
Full Professor of Pathology, University of Padova Medical School
Dept. of Cardiac, Thoracic, Vascular Sciences and Public Health
Pathological Anatomy Section
Padova
Gentile Prof.ssa,
Avrei due domande da sottoporLe se possibile. La prima domanda è: una volta che il liquido pleurico è arrivato in anatomia patologica per l’esame citologico, quanto tempo serve ad analizzare se ci sono le mutazioni EGFR, ALK e ROS1 richieste dall’oncologo?
La seconda è: la biopsia liquida potrebbe essere un’ alternativa utile e ugualmente efficace per trovare le mutazioni EGFR, ALK e ROS1?
La ringrazio in anticipo
Distinti saluti
Biagio
Gent.mo sig. Biagio
Rispondo alla sua prima domanda.
Il liquido pleurico va prima processato per esame citologico per vedere se ci sono cellule neoplastiche e questo esame in genere viene effettuato in un paio di giorni, può essere più lungo se le cellule neoplastiche richiedono una caratterizzazione con tecnica di immunoistochimica. Le mutazioni di EGFR e le traslocazioni ALK e ROS1 devono essere analizzate entro 10 giorni lavorativi (secondo linee guida internazionali) da quando arriva la richiesta al laboratorio di molecolare.
Riguardo alla seconda domanda aprirò un nuovo articolo.
Cordiali saluti
FC
Fiorella Calabrese, MD
Full Professor of Pathology, University of Padova Medical School
Dept. of Cardiac, Thoracic, Vascular Sciences and Public Health
Pathological Anatomy Section
Padova
Gentile Prof.ssa,
A mia nonna di 82 anni è stato diagnosticato un tumore al polmone in stadio IV.
Mi chiedo se i test sui biomarcatori molecolari e immunitari possano essere eseguiti con tecniche diverse dalla broncoscopia, in quanto hanno detto che non può permetterselo nello stato in cui sta e anche dall’esame citologico a seguito di prelievo di liquido pericardico dicono che non è più possibile risalire se ci sono delle mutazioni. L’ oncologo aveva detto della possibilità di osservare una mutazione EGRF per iniziare una terapia biologica ma come descritto sopra non riusciamo a risalire.
Grazie
Cordiali saluti
Annamaria
Carissima Annamaria,
il campione citologico prelevato da qualsiasi organo quando perviene nei laboratori di Anatomia Patologica viene processato al meglio cercando di caratterizzare le cellule in esso contenuto anche per le loro caratteristiche genomiche.
Se la componente citologica è molto esigua o non è preservata al meglio questi studi non si possono realizzare: potrebbe essere stato il caso del campione citologico di sua nonna.
Inoltre la valutazione di alcune mutazioni vengono eseguite solo in una forma tumorale polmonare: nella descrizione riportata non si evince che tipo di neoplasia polmonare fosse.
Sperando di esserle stata d’aiuto
Porgo cordiali saluti
Fiorella Calabrese, MD
Full Professor of Pathology, University of Padova Medical School
Dept. of Cardiac, Thoracic, Vascular Sciences and Public Health
Pathological Anatomy Section