ALCASE Italia
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per la lotta al cancro del polmone

Elaborazione di sentimenti invalidanti

Rabbia e Odio per l’intero sistema sociale… e quello sanitario, più in particolare

Salve, dott. Ruffilli.
Dopo 5 anni di tosse durante i quali nessun specialista ( otorino, pneumologo, cardiologo, medico di base) si è sognato di prescrivere una Tac a mia mamma, alla stessa è stata diagnosticata un 4 stadio metastatico ad ambo i polmoni con prospettive di vita molto basse.

Elaborazione di sentimenti invalidantiDa allora, oltre a cadere nello sconforto e nell’impotenza nel non poter aiutare la mia mamma in nessuna maniera e ad assistere al suo peggioramento , mi è salito un odio ed una rabbia verso l’intero sistema sociale, verso gli esseri umani, incapaci nel tempo di sconfiggere tali malattie, ma non solo ,nella loro impreparazione che comporta la morte di altri individui (mancate diagnosi), mentre la sofferenza non li riguarda personalmente ma rimane a noi…

Pensieri inerenti la morte ed il senso dell’esistenza permangono, non riesco a capacitarmi sul perché i nostri cari debbano soffrire e morire spesso per colpa degli altri, siamo cellule anche noi in un sistema che prevede la morte di alcune e la sopravvivenza di altre; viviamo in un sistema che di normale non ha nulla, il mio principale problema è la gestione della rabbia.

Ho frequentato una psico-oncologa senza nessun risultato , non perdono ai medici errori che hanno provocato la malattia e la morte dei miei cari , in più io stesso temo la morte e non so come accettarla visto che rappresenta la negazione dell’esistere, del pensare, dell’esserci.

Ho perso totalmente la fiducia nel prossimo , chiunque esso sia, odio perfino mia sorella, incapace di aiutare i miei genitori nei momenti più difficili.

Psicologi e psichiatri non credo che possano fare molto, siamo cellule impazzite che decidiamo anche il destino altrui volendolo , in un sistema ordinato dalla società ma che vive in natura nel caos.

Grazie in anticipo per la risposta
Roberto

Buongiorno signor Roberto.
Innanzitutto mi dispiace molto per la storia clinica che ha dovuto attraversare sua madre e per quello che lei racconta del suo vissuto.
La rabbia che lei prova è anche la sua risposta a tutto questo.

Vissuti di rabbia, angoscia, impotenza e paura sono spesso risposte comuni a tanti pazienti e caregiver nel percorso di malattia e nell’adattamento alla stessa.

Generalmente sono fasi di un processo di adattamento ma può succedere, come mi sembra in questo caso, che il processo si blocchi e ci impedisca di andare avanti.

È importante cercare di trovare un contenitore a queste emozioni che la travolgono e purtroppo lei non ha ancora trovato lo spazio adeguato.

È importante farlo non solo per esprimere quanto vive ma anche per esplorare le altre emozioni che possono essere “coperte” da questa rabbia così travolgente.

Il prendersi cura dei propri cari nella malattia richiede alte dosi di energia fisica ed emotiva e il disagio che descrive va inevitabilmente ad intaccare le sue riserve.

Come fare a gestire tutto questo?

Da soli spesso non si riesce a superare tutto, isolarsi porta a stare ancora di più a contatto solo con questi pensieri.

La mancanza di fiducia nei professionisti sanitari che lei manifesta in questo non aiuta. Non so quanto il mio stesso parere possa essere da lei considerato, ma ci tengo a sottolineare, in relazione all’infruttuoso tentativo che racconta, che la relazione terapeutica è proprio una “relazione” e a volte dobbiamo trovare il professionista che sia giusto per noi.

Chiede uno sforzo ulteriore ma se si trova uno spazio (di psicoterapia, di gruppo, di relazione con l’altro…) dove elaborare certi sentimenti così invalidanti – togliere un po’ di potere e spazio alla rabbia – si può avere maggior spazio e soprattutto tempo “buono” da dedicare alla relazione con i propri cari nel loro tempo di vita.

Un caro saluto,

Dott.ssa Federica Ruffilli
Dirigente Psicologo Psicoterapeuta
Struttura Semplice di Psico-Oncologia
Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori
Meldola (Forlì Cesena)

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