Buongiorno Dottoressa,
Sono in cura da agosto 2019 con immunoterapico Nivolumab.
Gli oncologi che mi somministrano la terapia (inizialmente il protocollo era a 15 giorni, ora per l’emergenza Covid è a 21 giorni) più Zometa (per lesioni alla articolazione sacroiliaca) non concordano se somministrarmi o meno il vaccino antinfluenzale e quello del pneumococco.
La prima oncologa che mi ebbe in cura nel 2018 invece lo consiglia (tumore polmonare 4 stadio mediastinico curato con 4 cicli di chemio e 30 sedute di radioterapia e nel dicembre 2019 n.6 radio alla zona sacroiliaca).
L’ultima Tac eseguita nell’ottobre 2020 evidenzia situazione di stasi.
Gradirei un suo parere, considerata la Sua esperienza.
Cordiali saluti.
Luciano
Gentile Luciano,
la ringrazio per la sua domanda che è di grande interesse generale, specialmente in questi mesi autunnali quando i vaccini antinfluenzali e contro lo pneumococco vengono appunto somministrati.
Numerosi studi sono stati fatti a tal riguardo negli ultimi anni (qui i links ad alcuni articoli scientifici).
→ Sicurezza del vaccino antinfluenzale nei pazienti con cancro che ricevono Pembrolizumab (ASCO)
→ Immunizzare i malati di cancro: quali pazienti? Quali vaccini? Quando somministrare? (Cancernet)
L´opinione generale è che è assolutamente sicuro somministrare tali vaccini in pazienti in cura con l’ immunoterapia. Anzi, sembrano essere consigliati al fine di tutelare questi pazienti già provati da eventuali infezioni stagionali che aumentano di incidenza nei mesi invernali.
Gli studi dimostrano che tali pazienti hanno una buona risposta al vaccino con pochi o nessun effetto collaterale e sviluppano anticorpi al pari del resto della popolazione.
Provi a riparlarne con il suo oncologo o con il suo medico di famiglia.
Un’ idea potrebbe essere somministrare i vaccini uno alla volta e distanziati dall’ immunoterapia (ad esempio al decimo giorno del suo ciclo di 21 giorni) al fine di valutare qualsiasi eventuale effetto collaterale.
Non dimentichiamoci che, al di là del Covid-19, l’influenza causa ogni anno ancora molti morti soprattutto nella popolazione al di sopra dei 65 anni di età.
Cordiali Saluti,
Dott.ssa
Virginia Castiglia
Prima di inserire un commento accertarsi della coerenza con l’articolo e il sito web.
Buonasera Dottoressa.
Qualche anno fa sono stato operato per un carcinoma al polmone. Fortunatamente è stato asportato completamente senza presenza di lesioni secondarie.
Per 6 anni ho eseguito tutti i controlli che fortunatamente non hanno mai evidenziato la ripresa della malattia.
A gennaio di quest’anno ho effettuato le due dosi del vaccino Covid 19 e dopo due mesi purtroppo si sono presentate alcune piccole lesioni secondarie. Ci può essere un collegamento tra il vaccino e la ripresa della malattia ?
Potrebbe essere che il vaccino abbia “distratto” in qualche maniera il sistema immunitario inducendolo a trascurare la malattia per occuparsi di un’altra cosa ? Grazie mille.
Claudio
Gentile Signor Claudio,
mi spiace sinceramente per la ricomparsa della malattia e la ringrazio per la sua domanda.
Al momento purtroppo, non posso darle una risposta esaustiva. Ulteriori studi sono necessari per conoscere gli effetti secondari del vaccino anti COVID-19 nelle persone con un sistema immunitario già provato come i pazienti oncologici.
Cordiali Saluti,
Dott.ssa Virginia Castiglia
Buongiorno
mio padre affetto da adenocarcinoma polmonare avanzato metastatico scoperto in giugno, è stato contattato per la terza dose che dovrà ricevere lunedi 4 ottobre.
Il mio dubbio riguarda il fatto che successivamente alla somministrazione della seconda dose eterologa ( la prima è stata Astra Zeneca in aprile e la seconda Moderna a inizio luglio), proprio una decina di giorni dopo ha subito un ricovero per polmonite batterica, cui sono seguite una serie di complicazioni: una forte insufficienza respiratoria, piastrinopenia e un’ importantissima debilitazione. Ora che si è ripreso dopo tanta fatica e che sta assumendo una terapia a bersaglio molecolare finalmente (è in cura con capmatinib), temo che il vaccino possa in qualche modo rompere questo equilibrio. D’altra parte mi rendo conto che il rientro a casa dopo questa lungodegenza lo espone a rischio di contagio per lui molto pericoloso. Ha pareri in merito?
Gentile Signora Barbara,
Capisco bene le sue preoccupazioni. E a mio avviso una terza dose a distanza di tre mesi dall’ultima mi sembra veramente precoce. Anche nei soggetti a rischio sembra non sia necessario un nuovo richiamo prima di 6 mesi dall´ultima dose. Forse potrebbe chiedere all’oncologo di misurare gli anticorpi neutralizzanti tramite analisi del sangue per avere un’idea (anche se relativa) dell’ immunizzazione precedente. Se i valori fossero alti sarebbe possibile posticipare il terzo richiamo della vaccinazione di qualche mese? Provi a parlarne con il suo oncologo.
Cordiali Saluti,
Dott.ssa
Virginia Castiglia
Buonasera Dottore.
Ho una domanda da porLe.
Mio padre affetto da adenocarcinoma IV stadio con metastasi cerebrali, è già stato contattato dove è in cura per la terza dose del vaccino Covid.
La mia domanda è:
dopo quanti mesi bisogna inoculare la terza dose?
Poiché a mio padre la seconda dose è stata inoculata a maggio, non è troppo presto?
Ci saranno effetti collaterali?
Grazie mille per il lavoro che fate.
Saluti
Gentile Marisa,
la ringrazio per la sua domanda che è di grande attualità. Come ripetiamo spesso, il SARS CoV-2 è un virus che conosciamo da poco ed i vaccini prodotti contro di esso sono altrettanto nuovi, soprattutto quelli ad mRNA come il Pfizer-Biontech ed il Moderna. Per tali ragioni, non sappiamo quanto l’immunità garantita dalla vaccinazioni duri nel tempo. Dai dati emersi, sembra che una terza dose di vaccino (almeno per quelli nominati sopra) sia necessaria dopo 8-12 mesi dalla seconda dose. In alcuni casi, i pazienti più a rischio o immunocompromessi, come i malati oncologici, potrebbero ricevere una terza dose anche dopo un lasso di tempo minore dalla seconda dose. In alcuni casi gli oncologi misurano i livelli di anticorpi neutralizzanti nel sangue per avere un´idea (almeno relativa) dell’efficienza delle immunizzazioni precedenti. Se i livelli sono alti, allora ciò è un indicatore favorevole per posticipare la nuova vaccinazione. Se al contrario gli anticorpi sono bassi, allora è consigliabile somministrare una nuova dose di vaccino in tempi brevi. Magari può provare a chiedere all’ oncologo se hanno misurato i livelli di anticorpi neutralizzanti presenti a suo padre nel sagnue.
Cordiali Saluti.
Dott.ssa
Virginia Castiglia
Buongiorno Dott.ssa.
Ho subito loboctomia del lobo superiore sinistro per adenocarcinoma acinaris, seguito da chemioterapia e radioterapia.
Ora sto seguendo un percorso di immunoterapia Durvalumab di Astra Zeneca con infusioni ogni due settimane per un anno.
Gradirei una sua opinione in merito alla eventuale somministrazione di vaccino covid19 per il mio caso specifico.
Cordialità
Gentile Signor Guido,
Grazie per la sua domanda. Come già discusso in precedenza, il vaccino è fortemente consigliato ai pazienti oncologici anche in corso di immunoterapia.
I benefici nel ridurre altamente le probabilità di un contagio da COVID-19 o di evitare le possibili complicazioni della malattia (talvolta fatali soprattutto alle persone con patologie pregresse), superano altamente qualsiasi effetto collaterale provvisorio il vaccino possa causare.
Cordiali Saluti,
Dott.ssa
Virginia Castiglia
gentilissima dr.ssa ho 56 anni e vorrei fare il vaccino ma dato che ogni anno faccio la sottopopolazione linfocitaria ho paura che la formula inversa CD4/CD8 possa procurarmi seri danni alla mia salute .Riporto qui’ di seguito ultima sottopolazione linfocitaria
Quadro immunofenotipico sostanzialmente invariato rispetto al precedente (19/09/2018).- Riduzione percentuale ed assoluta dei linfociti TCD4+ ed aumento percentuale dei linfociti TCD8+, che risultano nella
norma in valore assoluto, con persistente inversione del rapporto CD4/CD8; linfociti T attivati CD3+DR+ = 3%.- Popolazioni linfocitarie BCD19+ e NKCD16+CD56+ nei limiti della norma.- Da segnalare le
coespressioni T/NK CD3+/CD16+CD56+ = 18% e CD8+/CD16+CD56+ = 16% (infiammazione? inf.croniche?).- NEUTROPENIA.-
Utile dosaggio ormoni tiroidei e markers:epatiti
POSSO VACCINARMI?..GRAZIE 1000
Gentile Sig Quattrone,
grazie per il suo messaggio. Se scrive alla nostra rubrica immagino che lei faccia immunoterapia al momento e che la neutropenia sia un effetto collaterale di tale terapia.
Ad ogni modo, il vaccino è sicuro e non ha alcun effetto sulla formula leucocitaria, se non un temporaneo aumento dei linfociti B responsabili della produzione di anticorpi.
I benefici del vaccino superano i rischi, soprattutto per i malati oncologici.
Cordiali Saluti,
Dott.ssa
Virginia Castiglia
Buon pomeriggio Dottoressa, ci sono controindicazioni sottoporsi al secondo richiamo del vaccino Pzifer, il giorno seguente del secondo ciclo di immunoterapia con pembrolizumab?
Ringrazio saluti Marisa
Gentile Signora Marisa,
negli ultimi mesi, in generale, ho notato che gli oncologi pianificano il vaccino anti COVID-19 a meta´ tra un ciclo di terapia e il successivo, in modo da avere i due eventi, vaccino e terapia distanziati tra loro.
Questo credo venga fatto in via precauzionale. Non credo ci siano dati al momento che indicano che avvicinare questi due eventi possa portare a maggiori effetti collaterali (che credo possano essere la somma degli effetti collaterali di ognuno degli eventi piuttosto che un sovraffaticamento del sistema immunitario). E´importante ricordare che il vaccino stimola il nostro sistema immunitario solo per pochi giorni, dopodichè viene degradato dal nostro corpo e restano gli anticorpi in circolo. L’immunoterapia consiste gia´di anticorpi (contro il PDL-1 espresso sulle cellule tumorali) e questi restano in circolo per mesi.
In conclusione, se l’unica data possibile per fare il vaccino è il giorno seguente l´immunoterapia, allora le consiglierei di farlo ad ogni modo. I benefici di proteggersi dal COVID-19 sono sempre maggiori di ogni possibile rischio.
Dott.ssa
Virginia Castiglia
Gentile dottoressa, vorrei porre un quesito.
Premetto che l’ importanza della vaccinazione non è discussa, vorrei sollevare la questione di un dubbio.
Il paziente oncologico ha un sistema immunitario deficitario e impegnato nella lotta per la malattia in atto.
Sottoporlo allo stress di un vaccino non comporterebbe uno spostamento dello stesso dalla malattia alla formazione di anticorpi sars covid 19? E questo spostamento non lascerebbe il tumore scoperto, privo di difese e libero di poter aggredire?
Grazie
Teresa
Gentile Signora Teresa,
nella sua domanda c’e‘ già la risposta…”l’importanza della vaccinazione”.
I malati oncologici hanno spesso un sistema immunitario compromesso a causa delle cure alle quali sono sottoposti. Per questo motivo sono più suscettibili e bisogna evitare che contraggano qualsiasi tipo di infezione.
L´arma piu´potente che abbiamo (soprattutto al momento contro il COVID-19) è il vaccino, che protegge dal rischio di malattia sintomatica grave (anche se ci si può talvolta ancora infettare anche dopo fatto il vaccino, ma almeno non ci viene una polmonite!).
Conosco tanti malati oncologici che in queste settimane si stanno sottoponendo al vaccino riportando effetti collaterali lievi che si risolvono in un paio di giorni. Il nostro sistema immunitario è in grado di operare su più fronti contemporaneamente.
Saluti,
Dott.ssa
Virginia Castiglia
Gent.dott.ssa
la ringrazio per la sua rapida e cortese risposta.
Lei ha perfettamente centrato i miei dubbi ma d’altro canto se solo proviamo a ridurre il deltacortene al di sotto dei 5 mg l’eruzione si ripresenta.
La ringrazio di nuovo e buon lavoro
Paolo Mancini
Sono un collega mmg in pensione, ho letto la risposta data al paziente in trattamento con nivolumab, mia moglie ha effettuato il medesimo trattamento fino al settembre 2020 ed ha dovuto interrompere per una epidermolisi bollosa. Al momento è in terapia con deltacortene 5 mg: è comunque candidata al vaccino visto il basso dosaggio dello steroide ?
Grazie mille, cordiali saluti
Paolo
Gentile Dottore,
come si sa, il cortisone sopprime la risposta immunitaria. Ecco perchè non è ideale somministrarlo nei casi in cui cerchiamo di avere proprio una risposta dal nostro sistema immunitario (vedi l´immunoterapia, che promuove l’attività citotossica dei linfociti T o il vaccino con la stimola le cellule B a produrre anticorpi contro diversi patogeni). Detto questo, quando la situazione lo richiede è giusto assumere il cortisone anche se si e’ in cura con l’ immunoterapia o ci si deve sottoporre al vaccino.
Se anche la risposta immunitaria non fosse eccellente, una protezione, seppur parziale conferita dal vaccino è sempre meglio di nulla, soprattutto se parliamo di COVID-19!
Dato che fortunatamente la campagna vaccinale va avanti, colgo l’occasione per ricordare che chi si vaccina deve ad ogni modo attenersi alle stesse regole di chi non è vaccinato (distanziamento sociale, mascherina, igiene delle mani). Purtroppo non siamo certi ancora quanto i vaccini proteggano noi e gli altri dai possibili contagi soprattutto dalle nuove varianti del virus.
Cordiali Saluti,
Dott.ssa
Virginia Castiglia
Gentilissima Dottoressa,
La ringrazio per la sua tempestiva risposta.
Cordiali saluti.
Grazia Dassori
Sono stati ricevuti due quesiti sullo stesso argomento (sig. Giuseppe e sig.ra Grazia), cui viene data un’unica risposta.
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Gentile Dott.ssa ,
mio padre affetto da tumore neuroendocrino al polmone è in cura con immunoterapico ed inizierà presto la dose di mantenimento.
Volevo chiederLe come si comporterebbe riguardo al vaccino covid.
È indicato in corso di immunoterapia ? Può essere controindicato ?
La ringrazio per il Suo illuminato parere.
Distinti saluti
Giuseppe
Buongiorno Dottoressa,
Mio marito, età 73 anni, sta effettuando l’immunoterapia ogni 21gg (27 terapie) per curare un tumore al polmone, ora necrotizzato. Si è sottoposto al vaccino antinfluenzale e quello per pneumococco.
Potrà fare l’anti Covid?
Cordiali saluti.
Grazia
Gentili Signori,
Vi ringrazio per la email che ci dà spunto di affrontare questo quesito che in molti pazienti si staranno ponendo al momento.
Partiamo dal fatto che in generale è consigliabile vaccinare persone a rischio come i malati di cancro. Abbiamo affrontato l´argomento per il vaccino contro l´influenza e lo pneumococco precedentemente:
Detto ciò, il COVID-19 è una malattia nuova che stiamo imparando a conoscere solo da pochi mesi.
Studi recenti suggeriscono che pazienti con tumori solidi affetti da COVID-19 hanno una risposta immunitaria al virus simile a quella delle persone senza cancro. Tuttavia, quelli con tumori ematologici (molto spesso immunosoppressi) sembrano avere una risposta più variabile: alcune persone rispondono in modo simile alle persone con tumori solidi, mentre altri non riescono a debellare il virus o a sviluppare anticorpi contro di esso.
Questi risultati potrebbero avere implicazioni per la vaccinazione anti COVID-19. Ad esempio alcune persone potrebbero aver bisogno di nuove dosi di vaccino più frequentemente o di monitorare la presenza di anticorpi.
Gli stessi vaccini al momento approvati in Europa (Moderna mRNA-1273 e Pfizer BNT162b2) si basano sull’iniezione di nucleotidi (mRNA) che guidano, all´interno del nostro organismo, la sintesi della proteina S (del virus), la quale, una volta riconosciuta, innescherà la produzione degli anticorpi.
Per motivi di stabilità e per facilitarne l´entrata nell´organismo, l´mRNA deve essere incapsulato in liposomi e veicolato sotto forma di nanoparticelle lipidiche.
È noto da decenni che i liposomi si accumulino nei tessuti tumorali attraverso un fenomeno conosciuto come effetto di permeazione e ritenzione (EPR) causato dall’ elevata permeabilità dei vasi sanguigni intorno al tessuto tumorale. Se ne deduce, che i vaccini ad mRNA potrebbero essere inclini all’effetto EPR, con un possibile accumulo significativo di parte della dose somministrata all´interno delle masse tumorali (come per qualsiasi altro farmaco somministrati come liposomi) che dovrebbe invece raggiungere la milza per innescare la produzione di anticorpi.
In quale misura questo accumulo di vaccino nelle cellule tumorali potrebbe compromettere la protezione contro COVID-19 nei pazienti con tumori solidi o l´efficacia dell´immunoterapia nelle aeree affette da malattia rimane da valutare.
È importante però ricordare che una certa protezione è meglio di nessuna e che ammalarsi di COVID-19 può provocare ritardi significativi nello screening, nella diagnosi e nel trattamento nei pazienti affetti da cancro, che possono in ultima analisi causare un aumento del rischio di morbilità e mortalità legati alla malattia, nonché un notevole onere economico e un elevato volume di pazienti che necessitano di cure nei sistemi sanitari.
In basso alcuni articoli al riguardo.
Cordiali Saluti,
Dott.ssa
Virginia Castiglia
– https://www.esmo.org/covid-19-and-cancer/covid-19-vaccination
– https://www.cell.com/cancer-cell/fulltext/S1535-6108(21)00001-5?dgcid=raven_jbs_aip_email%22%20\l%20%22secsectitle0020
– https://www.cancer.org/treatment/treatments-and-side-effects/physical-side-effects/low-blood-counts/infections/covid-19-vaccines-in-people-with-cancer.html
– https://www.nature.com/articles/s41416-020-01219-3