28 Febbraio 2020
CONTESTO:
L’immunoterapia può causare effetti collaterali, molti dei quali si verificano quando il sistema immunitario, che è stato potenziato per agire contro il cancro, agisce anche contro le cellule e i tessuti sani del corpo. Diversi pazienti hanno effetti collaterali diversi, che dipendono dalle condizioni generali prima del trattamento, dal tipo di tumore, da quanto è avanzato, dal tipo di immunoterapia e dalla dose.
Gli effetti collaterali dell‘immunoterpia possono insorgere in qualsiasi momento durante e dopo il trattamento. Il personale sanitario non può sapere con certezza quando o se si verificheranno e neppure la loro severità. Quindi, è importante conoscere quali sintomi possono verificarsi
Gli effetti collaterali più comuni includono dolore, gonfiore, indolenzimento, rossore, prurito, eruzioni cutanee o potrebbero insorgere sintomi simil-influenzali, quali febbre, brividi, debolezza, vertigini, nausea o vomito, dolori muscolari o articolari, affaticamento, cefalea, problemi respiratori, abbassamento o innalzamento pressione sanguigna, palpitazioni, diarrea
Alcuni tipi di immunoterapia possono causare reazioni allergiche e infiammatorie gravi che tuttavia, sono rare.
Fonte: National Cancer Institute
Buongiorno, dottoressa.
Da quattro mesi ho finito la cura immunoterapia con Durvalumab ed ho una tosse cronica. Negli ultimi quattro giorni,poi, ho la sensazione di avere qualcosa in gola che mi infastidisce.
Grazie
Riccardo
Gentile Riccardo,
la tosse, come detto in altre occasioni, può essere un effetto collaterale dell’ immunoterapia.
Tuttavia tali effetti dovrebbero alleviarsi col sospendere della terapia. Nel suo caso, non ho ben capito se la tosse è iniziata durante il trattamento e proseguita fino a questo momento, o si è sviluppata una volta che la terapia è stata sospesa.
Ad ogni modo, come detto precedentemente, ogni sintomo, tosse o altro, va assolutamente discusso con l’ oncologo, il quale valuterà se fare ulteriori esami investigativi.
Saluti,
Dott. ssa Virginia Castiglia
Prima di inserire un commento accertarsi della coerenza con l’articolo e il sito web.
Grazie dottoressa per la risposta, volevo chiedere se ci sono farmaci, escluso il cortisone, che possano migliorare un pochino la situazione o se è consigliata una terapia fisica.
Cordiali saluti
Carissima signora,
senz’altro fisioterapia, ginnastica e massaggi nei limiti delle capacità`del paziente sono sempre consigliate.
Cordiali Saluti,
Dott.ssa
Virginia Castiglia
Buongiorno dott.ssa, mia mamma, 76 anni, con microcitoma esteso, ha effettuato quattro cicli di chemio- immuno e radioterapia stereotassica all’encefalo, con buona risposta e quindi da settembre 2023 prosegue solo immunoterapia con Durvalumab e la situazione è stabile.
Ma da fine dicembre ha iniziato a lamentare una mancanza di forza e di presa importante al braccio e mano dx, ora sembra anche alla parte sx, fatti i dovuti controlli il tumore è fermo e non sembra essere la causa di questa situazione e la neurologa ha fatto una diagnosi di plessopatia brachiale causata dall’immunoterapia.
Ora siamo molto spaventati perchè non vorremmo sospendere il trattamento immunoterapico ma la situazione sta diventando piuttosto invalidante.
La ringrazio
Gentile Signora Chiaraberta,
purtroppo le neuropatie come quelle che mi descrive sono uno dei tanti effetti collaterali dell’immunoterapia.
Dato che la malattia sembra stabile al momento, potrebbe parlare al suo oncologo di sospendere temporaneamente l’immunoterapia o di aumentare i tempi tra un trattamento e l’altro e vedere se la situazione migliora.
Cordiali Saluti,
Dott.ssa
Virginia Castiglia
Dottoressa mi scusi se la disturbo ancora, mio marito IIIB con traslocazione di alk, ha un pdl1 60%, ma mi ha detto l’oncologo che loro non caldeggiano l’uso dell’immunoterapia in un alk traslocato, tra l’altro loro in prima analisi ad un IIIB non fanno ricerca di mutazione, ma poiché noi l’abbiamo fatta in autonomia allora ora che lo sanno non si può fare immunoterapia. È giusta questa decisione? Grazie
Gentile Signora Lorena,
attualmente, si ritiene che l’immunoterapia come monoterapia non sia consigliabile per i pazienti con ALK, data la scarsa efficacia di quest’ultima dimostrata in diversi studi.
Tuttavia, l’immunoterapia può far parte di una terapia combinata con altri farmaci mirati, come gli inibitori delle tirosine chinasi, i quali si sono dimostrati molto efficaci nel trattamento di pazienti con mutazione ALK.
Qui in basso una lista dei farmaci mirati sul nostro sito di Alcase:
https://www.alcase.eu/farmaci-mirati/
Cordiali Saluti,
Dott.ssa
Virginia Castiglia
Buongiorno, dottoressa.
Sono un malato oncologico con adenocarcinoma polmonare non resicabile, attualmente in cura con immunoterapia con farmaco Durvalumab dopo una serie di sedute di chemio e radioterapia.
Da alcuni mesi mi si è presentato problema al glande che si presenta arrossato e infiammato. Ho provato con gentalyn beta e olio vea per cercare di risolvere ma senza successo. Ho fatto visita urologica esami urinocultura che è risultata negativa, Psa nella norma e ecografia vescicale tutto nella norma. L’ urologo mi ha prescritto Urorec che sto prendendo. Mi chiedo se la immunoterapia con Durvalumab possa aver causato questo fastidioso problema che non riesco a risolvere e che mi perseguita da almeno 10 mesi. Le chiedo un consiglio su cosa utilizzare per alleviare questo disturbo. Grazie mille
Giorgio
Gentile Signor Giorgio,
Il suo fastidio potrebbe essere una reazione infiammatoria all’ immunoterapia.
Forse una cura orale a base di cortisonici potrebbe giovarle di più rispetto ai trattamenti locali?
Magari potrebbe parlarne con un dermatologo?
Cordiali Saluti,
Dott.ssa Virginia Castiglia
Gent.ma dr.ssa Castiglia La ringrazio anche se con molto ritardo il periodo non è stato facile. Comunque sono contenta di dirLe che sembra che il fungo sia stato debellato è bastato andare da un altro gastroenterologo che ha somministrato diflucan nuovamente solo da 150 mg ma 2 volte al dì x 10 gg. A proposito la nuova tac ha dato assenza di malattia al momento a distanza di una recidiva encefalo di 1 anno già debellata da gennaio 2021. Questa è un’ottima notizia anche se continuamo con pembrolizumab…una buona serata Patrizia Amadei
Gent.ma dr.ssa Castiglia,
Le pongo il seguente quesito, mio marito attualmente in cura con immunoterapia pembrolizumab, al 15 ciclo, effettuata ogni 21 gg, ha sviluppato candida esofagea, la stessa è stata diagnosticata il gg. 4 agosto u.s in seguito ad una gastroscopia che ha rilevato la presenza di strutture morfologicamente riferibili a miceti (candida SPP) sia nello stomaco che nell’esofago.
E’ stato curato con lo sciroppo Micostatyn (principio attivo nistatina) per gg. 15 nella misura di tre misurini al gg. 5ml terapia: sciacqui seguiti da ingestione dello stesso sciroppo.
Mio marito ha avuto già subito dopo 4 gg. un miglioramento dei sintomi. Interrotta la cura la sintomatologia si è ripresentata ad inizio settembre, e la cura indicata sempre dal medico di base è stato diflucan da 100 mg nella misura di una cp al gg. per n. 6 gg., seguita da un’interruzione di una settimana, ma per sintomatologia ripresentatasi e/o non risolta ha effettuato nuovamente la cura per altri 6 gg. su indicazione medica. Interrotta la stessa cura per n. 1 gg, e prescritta nuovamente sempre stessa cura da martedì 28 settembre u.s. con l’aggiunta di micostatyn solo in sciacqui orali.
Nonostante questo la sintomatologia persiste, ossia poco appetito e bocca impastata, con aggiunta di un sintomo come scarsa salivazione.
La domanda è la seguente, è possibile che non esita una cura risolutiva, la preoccupazione è lo spettro di un peggioramento o di una candida invasiva. Ho letto su internet diverse soluzioni, in caso di mancato risultato di guarigione.
Le oncologhe hanno confermato la cura del medico di base. Mi chiedo se sia necessario un approccio multidisciplinare con la consulenza di un gastroenterologo specializzato in effetti collaterali di terapia oncologica ed immunoterapia oncologica. Non riesco a focalizzare una possibile soluzione, mi sembra però che tale problematica potrebbe essere di facile soluzione rispetto al percorso che fino ad oggi è stato intrapreso ossia quello che ci ha imposto la patologia oncologica.
Grazie per il supporto, ne avremo veramente bisogno…
Cordiali saluti
Patrizia Amadei
Gentile Signora Amedei,
Mi sembra di capire che purtroppo suo marito ( o meglio il fungo che lo ha colpito) abbia sviluppato una resistenza al Fluconazolo favorita anche dal fatto di interrompere la terapia e riprenderla in tempi troppo brevi. Per fortuna ci sono altri antimotici da provare singolarmente o in combinazione.
Le lascio qui qualche riferimento dove leggere sull`argomento:
https://www.msdmanuals.com/it-it/professionale/malattie-infettive/funghi/candidosi-invasiva
https://www.pazienti.it/contenuti/malattie/candidosi-orale
Provi a chiedere un consulto con uno specialista delle malattie infettive.
Cordiali Saluti,
Dott.ssa
Virginia Castiglia
Gent. dottore, ho 69 anni e sono affetta da tumore polmonare squamoso.
Da 4 anni, dopo 3 ciclo di chemioterapia non sopportata, hanno iniziato a curarmi con l’immunoterapia.
Sono passati 4 anni e sia tac che le altre analisi sono perfette, ma da qualche mese ho dei dolori alle articolazioni e qualche volta anche febbre.
Ho paura che mi sospendano la cura.
È possibile?
La ringrazio.
Concetta
Gentile Signora Concetta,
la ringrazio per la sua domanda.
Purtroppo, tra gli eventi avversi immuno-correlati della terapia con gli inibitori PD1/PDL-1, ci sono anche effetti collaterali reumatologici. Tra questi, l’ artralgia, l’ artrite e la polimialgia reumatica che possono in alcuni casi essere accompagnati da episodi febbrili.
Talvolta tali sintomi migliorano, se trattati con steroidi, che però sono sconsigliati durante l’immunoterapia. Chieda al suo oncologo una visita specialistica con un reumatologo.
Magari sono necessari esami più specifici come test di imaging delle articolazioni e monitoraggio degli autoanticorpi nel sangue.
Se davvero ci fosse un problema reumatologico, allora si dovrebbero intraprendere terapie adeguate.
Cordiali Saluti,
Dott.ssa
Virginia Castiglia
La chemioterapia provoca la mielodisplasia certe volte.
Lo fa anche l’immunoterapia?
E in che misura?
Grazie
Gentile Riccardo,
la mielodisplasia è una patologia del sistema emopoietico, che causa una mal produzione delle cellule del sangue quali globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. La malattia si sviluppa da una cellula malata progenitrice che presenta alcune alterazioni del suo DNA. Alcuni farmaci chemioterapici, come ad esempio il fluorouracile, vanno ad agire proprio sul DNA bloccandone la sintesi e di conseguenza inibendo la proliferazione di nuove cellule.
Questa inibizione avviene però non solo sulle cellule tumorali, ma anche sul midollo osseo e di conseguenza sulle cellule del sangue che esso produce. Tale mielosoppressione dovrebbe arrestarsi col sospendersi delle terapie. In alcuni casi pero’ i danni al midollo osseo possono protendersi nel tempo o ripresentarsi anche anni dopo ed in tal caso si parla di mielodisplasia secondaria che può trasformasi anche il Leucemia Mieloide Acuta nei casi peggiori.
Anche la radioterapia può causare mielodisplasia, dato che i raggi X utilizzati per la terapia alterano anche essi il nostro DNA.
Per quanto riguarda le nuove immunoterapie come ad esempio quelle che inibiscono il legame dei recettori cellulari PD1/PDL-1, esse hanno un meccanismo diverso che non comporta l’alterazione del DNA. Per tale motivo non sono note patologie mielodisplastiche secondarie a lungo termine. Tuttavia, in alcuni casi durante la terapia, alcuni pazienti riportano avere un ridotto numero di globuli bianchi, in particolare neutrofili.
Cordiali Saluti,
Dott.ssa
Virginia Castiglia
Buon giorno dottoressa.
Mio figlio con adenocarcinoma al polmone e PDL/1 90% ha iniziato Pembrolizumab il novembre passato.
Il problema è che ha gambe estremamente gonfie, una infinita stanchezza e quel che preoccupa di più, una emoglobina s 5. Potrebbero essere tutti effetti collaterali, che però stanno limitando la sua vita in maniera drammatica ?
Potrebbe essere che il suo sistema immunitario iperattivato stia attaccando i suoi globuli rossi perchè non li riconosce ?
L’ oncologo non dà risposte esaurienti.
Grazie per la sua eventuale risposta.
Gentile Signora Giovanna,
purtroppo quelli che descrive sono tutti effetti collaterali della terapia con il Pembrolizumab, tra i quali c’è anche l’anemia. In rari casi si verifica un’ anemia emolitica autoimmune causata proprio da una reazione incontrollata del sistema immunitario verso le cellule del sangue.
I pazienti affetti da anemia devono essere ad ogni modo trattati prontamente con farmaci steroidi e trasfusioni.
La invito a parlarne con il suo oncologo (o ad ascoltare un secondo parere) e valutare eventualmente un cambio di terapia (chemioterapia o farmaci a bersaglio molecolare qualora ci fosse una mutazione genetica nota).
Cordiali Saluti,
Dott. ssa
Virginia Castiglia
Buongiorno.
Il 9 luglio farò la seconda dose di Astrazeneca. Il 12 luglio sono prenotata per fare esami del sangue completi
I risultati degli esami del sangue potrebbero risultare falsati a causa del vaccino inoculato tre giorni prima?
Grazie
Patrizia
Gentile Signora Patrizia,
l´unico effetto del vaccino che potrebbe essere osservabile dagli esami del sangue è un leggero aumento dei globuli bianchi.
Tale effetto (se dovesse verificarsi), è del tutto transitorio ed i valori dei globuli bianchi dovrebbero tornare normali dopo alcuni giorni.
Cordiali Saluti,
Dott.ssa
Virginia Castiglia
Mio marito con adenocarcinoma al polmone con metastasi alla pleura ha fatto 4 cicli di chemio con cisplatino e pemetrexed. Poi per progressione ha iniziato immunoterapia con atezolizumab e ha fatto un solo ciclo. Premetto che è sempre stato bene anche con la chemio. Ora da 2 gg ha dolore sotto alla mandibola..non è gonfio. Puo dipendere dalla terapia? Cosa è meglio fare?
Grazie per la risposta
Gentile Patrizia,
l’ atezolizumab, come gli altri farmaci usati per l’ immunoterapia, innesca una risposta immunitaria che può colpire diverse aere del nostro corpo come effetto collaterale indesiderato.
Se questo sia il caso di suo marito e´difficile da stabilire. Ne parli con il suo oncologo, magari potrà consigliarle un nuovo esame radiologico o una visita da uno specialista come un odontoiatra.
Cordiali Saluti,
Dott.ssa
Virginia Castiglia