Esiste sempre un modo per controllare il dolore
14 Maggio 2022
Buongiorno Prof.ssa.
Sono affetta da un carcinoma squamoso non a piccole cellule, localmente molto esteso, tanto che mi dà dolori lancinanti al fianco che si irradiano soprattutto al petto fino al capezzolo.
La terapia che mi è stata data ha controllato il dolore solo in parte e nell’ultima settimana è diventato davvero insopportabile e non mi lascia più dormire.
Prendo 4 tachidol al giorno, 2 mg di cortisone e cerotto durogesic da 50.
Mi era stato aggiunto il targin, ma, oltre a non agire sul dolore, mi ha dato effetti collaterali importanti.
Domani vedo oncologo e spero che sia impostata un nuova terapia che mi permetta di vivere un pochino meglio.
Vorrei sapere da lei se esistono per dolore altri farmaci che se siano magari da iniettare in vena. E anche se è meglio che l’oncologo mi indirizzi ad un terapista del dolore.
Grazie davvero
Donatella
Gentile Signora,
bisogna sempre nutrire fiducia nella Terapia Antalgica, che presenta notevoli risvolti e possibilità di interventi.
Si potrebbero ruotare gli oppiodi che attualmente assume, anche se sarebbe importante sapere da quanto tempo li usa.
Mi spiego meglio, cioè si cambia l’oppiode, perché dopo un certo periodo di tempo, questo tipo di farmaco dà assuefazione, ma, cambiando con un altro simile, si ricomincia ad avere nuovamente un effetto analgesico.
Inoltre è anche possibile pensare ad un impianto di una pompa intratecale.
Si affidi con fiducia al suo medico curante.
Sono a sua disposizione per altre informazioni.
Distinti saluti,
Prof.ssa Caterina Aurilio
Professore Ordinario di Anestesia e Rianimazione a.r.
Università degli Studi della Campania, Luigi Vanvitelli
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Salve, Professoressa.
Mio padre, dopo un anno dall’intervento al polmone di 1 stadio, ha una metastasi ossea in tutto lo scheletro, ma, come si evince dalla scintigrafia, le zone maggiormente colpite sono sterno, scapola e bacino.
Attualmente abbiamo aumentato i cerotti di fentalin: siam partiti da 25, ora dopo una settimana siamo a 75.
E l’oncologo ci ha prescritto vellofent 130 al bisogno.
Mio padre però riferisce che con il tachidol sta meglio. Cioè sente che fa più effetto. Posso continuare con tachidol in modo preventivo e programmato? Magari una la mattina, una nel pomeriggio ed una la sera?
La ringrazio molto
Gentile Signor Agostino,
suo padre, avendo delle metastasi ossee diffuse, ha necessità di un farmaco antiinfiammatorio per questo nuovo tipo di patologia che è alla base del suo dolore ( che è simile ad una patologia infiammatoria delle ossa). D’altronde per prima cosa bisogna dare credito al paziente che ha sempre regione.
Difatti la Tachipirina, per quanto sia anche un blando antinfiammatorio, gli fa effetto. Sicuramente possiamo programmare la Tachipirina 3 volte al dì distribuite nell’arco della giornata.
Qualora diventassero insufficienti potrebbe passare ad un classico antinfiammatorio 2/3 volte al dì. Al momento sono contraria al vellofent, perché suo padre già assume una buona dose di oppioide ed anche in considerazione del fatto che ci si trova di fronte ad un dolore infiammatorio.
Distinti saluti
Prof.ssa Caterina Aurilio
Professore Ordinario di Anestesia e Rianimazione a.r.
Università degli Studi della Campania, Luigi Vanvitelli
Salve, Prof.ssa.
Papà, dopo anni di pet e tac per pregresso cancro al pancreas, ha avuto diagnosi di adenocarcinoma al 4 stadio, in quanto gli oncologi insicuri tergiversavano e lui non voleva fare alcun ulteriore controllo.
Ora dopo operazione per versamento pleurico e talcaggio ha forti dolori al petto, immagino dovuti al tumore.
Sta facendo Depalgos 10 mg due volte al dì e tachidol al bisogno.
Cosa posso fare quando ha questi dolori?
Grazie mille .
Marina
Gentile Signora,
suo padre potrebbe aumentare il dosaggio delle compresse che già abitualmente assume, soprattutto se ha iniziato da un po’ di tempo.
Dovrebbe, ovviamente rivolgersi al dottore che gliele ha prescritte e penso che così facendo il dolore dovrebbe migliorare.
Distinti saluti,
Prof.ssa Caterina Aurilio
Professore Ordinario di Anestesia e Rianimazione a.r.
Università degli Studi della Campania, Luigi Vanvitelli