ALCASE Italia
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per la lotta al cancro del polmone

L’espressione delle mutazioni genetiche può cambiare nel tempo (e come), o ci sono altre spiegazioni per il fenomeno?

L’espressione delle mutazioni genetiche può cambiare nel tempo (e come), o ci sono altre spiegazioni per il fenomeno?

3 Marzo 2020

CONTESTO:

Le tecnologie genomiche ad alto rendimento hanno reso possibile l’identificazione di mutazioni genetiche che promuovono la progressione del cancro del polmone. L’identificazione delle mutazioni che guidano il cancro del polmone ha fornito nuovi obiettivi per il trattamento del insorgenza seconda mutazionecarcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) e ha portato allo sviluppo di terapie mirate come gli inibitori della tirosin chinasi che possono essere utilizzate per combattere i cambiamenti molecolari che promuovono la progressione del cancro. Lo sviluppo di terapie mirate non è l’unico vantaggio clinico degli studi di analisi genetica. I biomarcatori identificati dall’analisi genetica possono essere utilizzati per la diagnosi precoce del carcinoma polmonare, determinare la prognosi del paziente e la risposta alla terapia e monitorare la progressione della malattia. I biomarcatori possono essere utilizzati per identificare la popolazione di pazienti con NSCLC che trarrebbe maggiori benefici dal trattamento (terapie mirate o chemioterapie), fornendo strumenti clinici che possono essere utilizzati per sviluppare un piano di trattamento personalizzato.

Fonte: US national Library of Medicine National Institutes og Health


Buongiorno Prof.ssa.
Desidero porle il quesito a cui solo chi come lei lavora sull’esame dei tessuti umani, per identificare come le cellule si dispongono e che caratteristiche hanno, può rispondere. Le ricerche sui campioni di tessuto costituiscono, a mio parere, il livello più alto del processo diagnostico che porta a definire con precisione la successiva terapia.

Il materiale della biopsia di un paziente affetto da adenocarcinoma può dare informazioni contrastanti e diverse a breve termine?

Mi spiego meglio. Si può verificare che una prima ricerca identifichi una traslocazione del gene ALK (a seguito della quale viene iniziata in prima linea una terapia con molecola attiva, che però a breve distanza non dà alcun beneficio) e che, rifatta la biopsia a meno di due mesi di distanza, l’istologico non trovi la presenza di traslocazione ALK, bensì individui il marcatore KRAS?

Le mutazioni dunque possono scomparire, non aggiungersi a quelle esistenti? Oppure anche questa ipotesi non è corretta?

La ringrazio tanto, perché le idee sono molto confuse e gli oncologi non sanno dare spiegazioni sulle diverse possibilità, essendo per ora un campo abbastanza poco chiaro.

Grazie ancora.

Cordiali saluti
Arianna

Gentile Arianna,
il quesito che lei pone ha sicuramente una rilevanza importante in ambito oncologico polmonare, ma non solo.

Poniamo l’esempio dei pazienti affetti da adenocarcinoma polmonare: circa il 10-15% di questi pazienti, in Europa e negli Stati Uniti, presenta una mutazione a livello del gene EGFR e risultano quindi essere particolarmente sensibili al trattamento con farmaci specifici inibitori della tirosin chinasi di EGFR (TKI) i quali agiscono bloccando le vie di segnalazione cellulare che guidano la crescita delle cellule tumorali: cosiddette terapie bersaglio-specifiche.

In seguito al trattamento in prima linea con questa tipologia di farmaci, nel tumore insorge una sorta di “resistenza” al farmaco sviluppando quella che viene chiamata la mutazione di resistenza T790M (a livello subclonale) che permette al tumore di continuare a proliferare.

Ecco che quindi, oltre alla mutazione iniziale, insorge una seconda mutazione in grado di far “adattare” il tumore alle nuove condizioni presenti nell’organismo.

Il tumore “subdolamente” si difende e cerca di sviluppare le sue armi per avere la meglio.

Fortunatamente la ricerca non si arrende e ad esempio per rimanere in tema esistono altri farmaci EGFR-TKI di terza generazione in grado di agire sia a livello delle mutazioni sensibilizzanti di EGFR sia a livello della mutazione di resistenza T790M.

La ricerca deve lavorare tanto e rimanere sempre vigile ad affinare le tecnologie più sensibili a rilevare queste alterazioni al fine di poter sviluppare farmaci bersaglio efficaci.

Spero di aver utilizzato argomentazioni semplici ad un topic molto complesso.

Cordiali saluti

Fiorella Calabrese, MD

Full Professor of Pathology
University of Padova Medical School
Dept. of Cardiac, Thoracic, Vascular Sciences and Public Health
Pathological Anatomy Section
via A.Gabelli 61, 35121 Padova (Italy)

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