Buona sera dottoressa,
a mio marito è stato diagnosticato un adenocarcinoma localmente avanzato a fine Giugno 2020 dopo che una metastasi celebrale, avendo causato un forte sanguinamento, con conseguente edema, lo aveva portato a sottoporsi ad una craniotomia.
Fatto l’intervento, l’oncologa aveva valutato la possibilità di sottoporlo ad immunoterapia per circa 4/5 cicli e quindi rivalutarlo nella speranza di poter asportare il tumore primario attraverso la broncoscopia (5 cm). Fatta la prima seduta, il giorno successivo, dalla TAC viene individuato un residuo/recidiva che stava nuovamente creando sanguinamenti ed edema. Viene subito trattato con Mannitolo e Cortisone a dosi molto elevate… Pensiamo che a questo punto l’immunoterapia sia andata “persa”.
Dopo un mese affronta una nuova craniotomia e ne esce emiplegico. La TAC total body, a sorpresa, mostra una riduzione del tumore al polmone di circa 1 cm e nessuna nuova metastasi.
Passati 20 gg dall’intervento gli vengono effettuate 5 sedute di radioterapia stereotassica, ma oggi sembra essersi ripresentato il problema: stessa sede con nuovo sanguinamento (questa volta senza edema).
Oggi, i medici vorrebbero provare a trattare mio marito solo con l’immunoterapia nella speranza che faccia effetto anche su questa ostinatissima ed unica metastasi celebrale che sembra non volerlo lasciare…Secondo lei, può essere una scelta valida? Può l’ immunoterapia agire lì dove chirurgia e radioterapia hanno già “fallito”? Può davvero essere una speranza valida o devo cercare altri modi di aiutare mio marito?
Grazie mille
Cristiana
Gentile Gian Filippo,
sempre più studi mostrano l’efficacia dell´immunoterapia anche sulle metastasi cerebrali.
Poiché questa unica metastasi cerebrale sembra essere restia a trattamenti fisici come la chirurgia e la radioterapia, un approccio farmacologico sistemico sembra l’ipotesi più sensata in questo momento.
Se l’oncologo vuole iniziare con l´immunoterapia piuttosto che con la chemio convenzionale forse sono state fatte analisi genetiche (sui campioni di tessuto tumorale asportato ) che hanno mostrato la presenza di alti livelli di PDL-1?
È a conoscenza se sono state fatti altri test per la ricerca di eventuali mutazioni genetiche? Questo aprirebbe la possibilità di utilizzare farmaci mirati che potrebbero fare la differenza. Ne parli con il suo oncologo.
In basso alcuni articoli dove abbiamo affrontato il tema:
https://www.alcase.eu/news-ricerca/analisi-mutazionale/
https://www.alcase.eu/limmunologo-risponde/mutazioni-genetiche/
Cordiali Saluti,
Dott.ssa
Virginia Castiglia
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